Gian Piero Romana, 56 anni, professione agronomo. E’ consulente di Amalia Cascina in Langa dal 2009, ma non era nuovo di quei territori di Monforte d’Alba: “Conoscevo già la zona perché alcuni dei vigneti intorno alla precedente proprietà di Cascina Amalia erano stati gestiti dall’azienda Conterno Fantino. E io all’epoca ero un suo collaboratore. Questo territorio mi è sempre piaciuto molto, e quando mi è stata offerta l’occasione di tornare per lavorarci in prima persona ho accettato con grande piacere. La zona è stupenda, inutile dirlo, e lavorare per Amalia mi ha dato la possibilità di conoscere, oltre alla zona di Sant’Anna, forse una delle migliori per la produzione del Dolcetto, anche altri cru della zona del Barolo, come Le Coste e Bussia Fantini”. Così racconta Gian Piero, carattere riservato, ma molto determinato, una grande passione per l’agronomia, la passione della vita.
“Il mio rapporto con Paolo Boffa è partito bene sin dall’inizio, ed è fondamentale, in una azienda delle dimensioni di Amalia, che ci sia questo tipo di condivisione. Paolo è il fulcro di tutto: è il vigneron e il cantiniere, e con lui sento che il mio è un ruolo di accompagnamento e di supporto perché ha le idee chiare su cosa vuole e soprattutto cosa non vuole nei suoi vigneti. Il vino che produce è il risultato di un terroir unico, e ciascuno dei suoi vini è un unicum, perché è il risultato dell’idea che Paolo ha del suo vino. Io, come anche l’enologo Piero Ballario, gli siamo di supporto”.
Anche le scelte più importanti sono condivise, come quella di convertire Amalia Cascina in biologico. È un lavoro che Paolo Boffa ha affrontato consapevole dell’impegno che richiede, ma che è quasi una evoluzione naturale del suo approccio al vigneto. Paolo fa le sue scelte molto lineari e dirette in vigna, ha esattamente la mentalità che serve per lavorare in biologico “perché qui ad Amalia si sta arrivando al biologico in modo naturale e graduale, come conseguenza dell’impostazione generale dell’azienda, non certo per moda. E poi farlo in questa zona vuol dire avere molto coraggio e determinazione: questo territorio, come molti altri vocati della zona, è ad elevatissimo rischio di grandinate, che possono distruggere il lavoro di un anno intero oltre che portare infezioni oidiche. In queste zone non si scherza con la natura, che ti offre tantissimo, ma deve essere rispettata. E il rispetto è decisamente una delle caratteristiche fondamentali di questa azienda”.
“Lavorare per Cascina Amalia vuol dire poter approcciare a terreni con espressioni anche diverse tra loro, dove ciascun cru ha il suo carattere, la sua personalità -prosegue Gian Piero Romana- quello di Le Coste di Monforte è in una posizione difficile, a metà collina, ma i vini che nascono da terreni marnosi come quelli sono sempre molto interessanti, così come quelli sabbiosi e difficili per la maturazione ottimale dei tannini del cru Bussia Fantini. Il Dolcetto, di cui conosciamo bene le difficoltà attuali di mercato, potrebbe ritornare ad essere un vino interessante in futuro, perché ha caratteristiche di prezzo e di qualità interessanti. Ma gli addetti a questo lavoro sanno che la maturazione delle uve va “tirata”, altrimenti rischia di avere tannini duri e verdi, con il problema di avere però gradazioni eccessive. Quando si arriva al giusto equilibrio con la gradazione, e gli si concede la tanta attenzione che richiede in cantina, può dare molte soddisfazioni. Il Rossese bianco è stato una rivelazione e penso che, in tempio di global warming, lo sarà sempre di più grazie al suo quadro acido. È un vitigno che nasconde ancora molti segreti, a partire già dalla sua ampelografia ancora da definire bene (ci sono più Rossese bianco in coltivazione, sia in Piemonte che in Liguria), che richiede ancora studi e attenzioni, ma sono convinto che rispetto al vino di ora, potrà diventare in futuro ancora più morbido. Il Rossese bianco è un vitigno di incostanza produttiva, per cui è particolarmente stimolante poterci lavorare: bisogna ancora portare avanti una ricerca nella potatura e fare altri interventi in prospettiva di una programmazione negli anni a venire. Il Rossese bianco ha tutte le caratteristiche per essere un vino molto moderno, anche se così antico e riscoperto da poco. Ha struttura e armonia, l’acidità necessaria per un’ottima longevità e una terziarizzazione importante. Ma si sa, in vigna bisogna avere pazienza e lavorare sodo”.
“Ciascun vino che nasce da questa terra è già un capolavoro della natura, se arriva in cantina con la sua personalità, dobbiamo solo assecondarne lo sviluppo. L’impegno importante è proprio quello: ascoltare la natura, assecondarla per capire fin dove può arrivare con la sua evoluzione. E godere di questi splendidi e unici vini”.
GIAN PIERO ROMANA è un agronomo piemontese di 56 anni, originario delle Langhe e titolare di uno studio agronomico nei pressi di Alba. Da circa 30 anni si occupa di Viticoltura in tutti i suoi aspetti. Dopo aver svolto per 7 anni attività di coordinamento dei tecnici di difesa integrata della vite della Regione Piemonte presso l’Associazione Produttori Piemontese, dal 1997 collabora attivamente e fornisce consulenza viticola ad importanti aziende vitivinicole in diverse regioni italiane, principalmente in Piemonte.
Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.