Da lavinium.com, 23 gennaio 2017, “Rocca delle Macìe: passato, presente e futuro di un’azienda in continua crescita”, di Roberto Giuliani.
[..] i grandi numeri, ovvero tanti ettari tanto vino, una cosa che fa storcere il naso a molti, convinti che un’azienda di dimensioni ragguardevoli (ma neanche tanto, in questo caso siamo ben lontani dall’impero Antinori tanto per citare uno dei più noti) non sia in grado di fare vini importanti, di livello, soprattutto emozionanti. È davvero così? Vediamo…
La storia della famiglia Zingarelli ha quasi 45 anni di vita sulle spalle, durante i quali il percorso e le scelte aziendali hanno avuto un indirizzo e uno scopo preciso, meditato, non casuale. Italo, classe 1930, nato a Lugo ma di famiglia romana, ha iniziato la sua attività in campo cinematografico come stuntman, grazie alla sua notevole prestanza fisica, in seguito è divenuto produttore cinematografico e regista, i suoi maggiori successi sono arrivati con i film realizzati con la coppia Bud Spencer e Terence Hill, da “Lo chiamavano Trinità” fino a “Io sto con gli Ippopotami”. Nel 1973, chiusa l’attività nel mondo del cinema, acquista la Tenuta Le Macìe nei pressi di Castellina in Chianti, 85 ettari di cui all’inizio solo 2 vitati (oggi sono 42, più 13 a oliveto), a cui si aggiunge pochi mesi dopo la Tenuta Sant’Alfonso (125 ettari di cui 50 a vigneto e 15 a oliveto), poco distante. L’obiettivo di Italo è quello di dare vita ad un’azienda di qualità, ma anche con una produzione tale da garantire una commercializzazione anche al di fuori della regione.
Nel 1984 arriva un ulteriore investimento con la Tenuta di Fizzano, un vero e proprio borgo dell’XI secolo con 60 ettari di terreno, di cui 35 vitati e 10 a oliveto. Un anno dopo subentra Sergio, il primogenito, affiancato dalla moglie Daniela e i figli Andrea e Giulia.
Insomma, alla fine dei giochi siamo attorno ai 240 ettari destinati alla viticoltura, decisamente una bella cifra per un’azienda chiantigiana, che ha permesso di produrre linee diversificate di vino, ma quello che mancava era arrivare all’apice qualitativo, il vino da “coup de coeur”.
L’occasione per questo salto è arrivata con l’ingresso della Gran Selezione, una categoria di Chianti Classico che è stata partorita non senza difficoltà, non tutti erano d’accordo nel Consorzio Gallo Nero: era davvero necessario aggiungere alla Riserva un vino che avrebbe dovuto rappresentare l’apice della piramide chiantigiana, ruolo che avrebbe dovuto appartenere appunto alla Riserva? Forse dal punto di vista commerciale sì, in una fase un po’ stagnante serviva qualcosa che stimolasse l’interesse dei mercati e che rappresentasse una qualità superiore, per identificarlo era necessario un nome che lo facesse capire.
Ad oggi però sono ancora pochi a crederci e ad aver intrapreso questa strada, per altro non tutti con le stesse convinzioni e intenzioni.
Sergio ci ha creduto sin dall’inizio e ha puntato con convinzione alla Gran Selezione, dalla quale sta ottenendo ottimi riscontri, soprattutto con la linea a suo nome (Sergio Zingarelli), ma c’è da dire che tutta la produzione sta crescendo.
[..] desidero soffermarmi su quelli che, credo, rappresentino al meglio la Rocca delle Macìe di oggi, la base e l’apice della piramide.
Chianti Classico Famiglia Zingarelli 2014: quello che stupisce di questo vino è che viene prodotto in circa un milione di esemplari, acquistabile in cantina a 8 euro, si tratta a mio avviso di un esempio di cosa significa fare numeri senza compromessi qualitativi, basta accostare il naso per sentire tutta la freschezza e la gioiosità di un sano Chianti Classico, poco importa se c’è un 5% di merlot, si sente a malapena e non è certo un danno per il prodotto, semmai contribuisce a smussarne eventuali asperità, è un trionfo di ciliegia e piccoli frutti, non senza piacevoli sfumature floreali; fresco in bocca, con un tannino fine, tenue, ben circoscritto. La piacevolezza, ma anche l’evidente riconoscibilità sono i suoi punti di forza.
Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2012: sebbene la versione 2011 al momento sia quella che ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi, sono rimasto particolarmente colpito da questa, meno potente ma di grande eleganza, ancora giovanissima, in embrione, ma con una materia straordinaria che promette grandi cose, fine e pulito in ogni suo aspetto, è fresco, dinamico, sapidissimo, semplicemente avvincente e sicuramente longevo. Questa Gran Selezione ha un senso, ben lontana da derive internazionali, senza pesantezze, profondamente concreta e chiantigiana!
Qui l’intero articolo di Roberto Giuliani su www.lavinium.com
Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.