La Tenuta Sant’Alfonso, a Castellina in Chianti, è una delle anime pulsanti di Rocca delle Macìe. E’ un vero e proprio cru che si estende per circa 25 ettari interamente dedicati alla produzione del vino Chianti Classico Tenuta Sant’Alfonso. Fu acquistata nel 1973.
Sant’Alfonso è in prossimità di un altro cru aziendale, la Tenuta di Fizzano ma i vini che produce sono molto diversi.
Per conoscerne meglio le caratteristiche abbiamo fatto qualche domanda ad Alfio Auzzi, storico agronomo, sebbene giovane, di Rocca delle Macìe.
Quali sono le caratteristiche di Sant’Alfonso e in cosa differisce dalla vicina Fizzano?
Le due Tenute sono sono contigue. Sono due colline separate a valle dal torrente Carfini, affluente dello Staggia che finisce poi nell’Elsa. Le altitudini si differenziano e vanno dai 150 della prima ai 230 metri della seconda. In entrambe le Tenute i terreni sono composti da sabbia, argilla e limo, ma a Sant’Alfonso c’è più argilla. Una differenza che si sente nelle uve, e che non dipende solo ed esclusivamente dal terreno, quanto anche dalla coltivazione dei vigneti stessi e da quanto abbiamo imparato a conoscerli. La difficoltà per lavorare il terreno con una parte di argilla più importante nasce, tra le altre cose, dalla sua tendenza a compattarsi più facilmente, creando, se non valutato in modo adeguato, ristagno di umidità e problemi di asfissia alle radici. Noi, con l’esperienza maturata nel tempo abbiamo imparato, non senza fatica, a sfruttarne in positivo i caratteri peculiari.
Sant’Alfonso ha una storia particolare.
Si, Sergio Zingarelli racconta sempre, e con una certa soddisfazione, la controversa nascita di questo vigneto. Quando il papà, Italo, fondatore dell’azienda, acquistò Sant’Alfonso si trovò fortemente osteggiato dal consulente agronomo di allora: “Su un terreno argilloso il vino non viene bene!” Italo, che aveva le idee molto chiare, licenziò il consulente e impiantò il vigneto. Il vecchio consulente, purtroppo per lui, era rimasto fermo ad una storia passata: fino agli anni ’50, e anche un po’ oltre, la viticoltura era praticata in funzione della sussistenza dei contadini che cercavano spazi contenuti e accessibili, quindi terreni facilmente lavorabili con i mezzi allora a disposizione, cioè buoi e trattori poco potenti. I terreni argillosi, più difficili, erano lasciati alla coltivazione del grano perché risultava più facile e quindi più redditizia. I tempi sono cambiati. Con l’avvento delle nuove conoscenze agronomiche e con i maggiori strumenti a disposizione abbiamo esteso la coltivazione della vigna sui terreni argillosi, raggiungendo ottimi risultati.
Quali sono quindi le peculiarità dei terreni argillosi della Tenuta Sant’Alfonso?
Il grande vantaggio di questo terreno è nella sua doppia anima: è un terreno ottimo per le annate estreme dal punto di vista climatico. Il terreno argilloso assorbe acqua e ne mantiene una parte. Conserva quindi una riserva idrica della quale potranno poi disporre le piante durante le annate calde per non andare in stress idrico; di contro il terreno argilloso ci aiuta anche in annate eccessivamente piovose perché al di là di quella parte tenuta per la riserva, l’ulteriore eccesso non è trattenuto.
Quali sono state le trasformazioni del vigneto di Sant’Alfonso da quando è stato acquistato ad oggi?
Rocca delle Macìe ha investito molto in questi ultimi vent’anni nel rinnovamento dei suoi vigneti. Quello di Sant’Alfonso è iniziato a partire dal 1998 con il reimpianto graduale di 16 ettari terminato nel 2005; poi abbiamo reimpiantato altri 10 ettari progressivamente fino al 2013. E’ in programma l’impianto di altri nuovi 10 ettari dopo il 2017.
La densità di impianto per la tipologia del suolo non è variata, è di 5.555 piante per ettaro con un interfilare di 2,40 metri e una distanza tra le piante di 0,75 metri. Con tale densità possiamo permetterci di ridurre la produzione ad un chilo per pianta, che vuol dire 55 quintali di uva per ettaro. E che vuol dire avere tutte le carte in regola per ottenere un vino di grande qualità.
Cosa rappresenta per te Sant’Alfonso?
Beh, c’è tanto da fare, le soddisfazioni che arrivano da qui sono grandi, proporzionate all’enorme fatica e alle attenzioni spese in campo.
Croce e delizia, insomma.
Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.