Il tedesco che si fermò a Velletri

Da sx, Katharina Börner, Rosanna Ferraro, Anton F. Börner presso Ômina Romana

Dei vini del Lazio poco se ne parla e meno se ne sa, nonostante provengano da un territorio che ha tanta storia da raccontare e un caleidoscopio di terroir diversi tra loro –con una qualità del prodotto in continuo aumento negli ultimi anni. Pare che i meno consapevoli di tutte queste bellezze siano proprio i ristoratori romani, mentre i consumatori finali preferiscono andare sul presunto sicuro, privilegiando vini di altre regioni. Il Lazio è un territorio vitivinicolo dalle tradizioni millenarie, che come tutti ha subìto un calo di produzione all’inizio del ‘900, quando un coacervo di problemi politico-economico-sociali con una drastica riduzione della produzione, e la mancanza di un gusto e di uno stile italiano, ha trasformato il Paese in una colonia culturale francese -per le classi che potevano spendere. Per contro speculatori senza scrupoli sbeffeggiavano il palato del resto della popolazione con grandi produzioni di vini dai nomi storici ma di bassa qualità.

Normale, anche se già considerato coraggioso, che oggi molti dei produttori del Lazio abbiano recuperato conoscenza e voglia di fare qualità, meno normale è che un imprenditore tedesco abbia deciso di mettere qui le radici sue e quelle di un vigneto tutto nuovo.

Anton F. Börner è stato presidente della Bga, la Federazione Tedesca per il Commercio con l’Estero, uomo appassionato di archeologia e di vino. Di sicuro, in cima al suo metro e novanta (almeno), ha una grande mente, al tempo razionale e visionaria, perché nel 2004 fonda una cantina – Ômina Romana – in uno degli storici territori vitivinicoli tra i più scarsamente valorizzati dagli imprenditori laziali: si ferma sui Colli Albani, a Velletri, a una quarantina di chilometri da Roma, e da lì comincia una vita nuova per sé, per il vino del Lazio, per un territorio talmente tanto baciato da Dio che solo chi ha voglia di fermarsi a pensare con una mente “diversa” riesce a intuirne le potenzialità. E ne vuole, parole testuali “fare un Rinascimento del vino locale”.

Racconta, Börner, di come, partendo dalla sua madre patria, abbia studiato l’Europa tutta per trovare dove realizzare il suo progetto: analisi e valutazioni, avanzando per esclusione. Una grande idea in mente, che se fosse stato un italiano avrebbe parlato di “un grande sogno”, ma la sua impostazione è razionale, scientifica. È partito escludendo la Germania perché i vigneti disponibili sarebbero stati troppo piccoli per fare un investimento importante; la Francia perché è un Paese che non accetta gli stranieri; la Spagna dai grandi latifondi e da una competizione basata sulla quantità, impostazione non certo nelle sue corde. E in Italia ha escluso il Barolo dei piccoli appezzamenti e la Toscana troppo scontata. Nel Lazio si può cercare, ha pensato. E il progetto prende corpo. Qui c’è tutto, storia e territorio, e da qui si può partire per creare un vino non solo di qualità, ma che possa essere messo a confronto con i grandi di Francia e Italia. Progetto più che ambizioso, ma non certo affidato al caso.

È il 2004 quando, dopo uno studio sui terreni e la loro idoneità a una viticoltura di qualità con la collaborazione delle Università di Geisenheim, Firenze e Parma, Börner fonda la sua cantina: Ômina Romana, nei Colli Albani, a Velletri, 80 ettari di vigneto realizzati con la collaborazione dell’enologo Claudio Gori e dell’agronoma Paula Pacheco.

Lo studio dei terreni e del clima ha indicato la scelta dei vitigni più compatibili; quello della storia, la narrazione giusta. Perché oltre a essere razionale e al tempo stesso intriso di cultura classica, Herr Börner è tra i pochi imprenditori vitivinicoli che ha ben presente il valore della comunicazione: “il nome Ômina Romana deve entrare nella testa del consumatore, è lui che deve chiedere il vino, è lui che lo deve cercare perché lo conosce, perché lo ha ben presente e ne ha sentito parlare”.

E così si è fermato in questo versante dei Colli Albani dove ha trovato un terroir dalle condizioni ideali: “Primo: il suolo, siamo all’interno del complesso vulcanico dei Colli Albani, che nei suoi 700 mila anni di storia ha avuto varie fasi eruttive che hanno prodotto suoli diversi. Noi qui abbiamo colline con matrice argillosa, molto ricca e profonda e suoli rossi, prodotte in una prima fase eruttiva, che abbiamo ritenuto ideali per la coltivazione di uve a bacca rossa. E suoli prodotti in una ultima fase eruttiva, intorno a 200 mila anni fa, che ha lasciato pozzolana, un materiale molto più friabile e leggero, ideale per esaltare la mineralità dei vini a bacca bianca. In oltre 80 ettari, di un unico corpo aziendale, ci sono quindi due suoli totalmente diversi” dice Paula Pacheco, agronoma e responsabile della gestione tecnica dell’azienda. “Secondo: in linea d’aria siamo a 5 chilometri dal mare che ogni giorno spinge qui la sua brezza che arriva come aria fresca e pulita, libera dalla salsedine scaricata nel percorso, tutti i giorni, intorno a mezzogiorno. Siamo avvolti da una quinta formata dai monti Lepini che digradano nella pianura pontina. Sono alla distanza giusta per proteggere il vigneto dall’inverno, qui, a 250 metri s.l.m. non arrivano grandinate né gelate. Un anfiteatro che guarda il mare e porta aria fresca la sera, in un micro-ecosistema dove l’escursione termica tra notte e giorno incide sul vino esaltandone i profumi intensi ed eleganti”.

Gli oltre 80 ettari di vigneto, a partire dal 2009, sono stati impianti a più riprese su un terreno completamente spianato dai vecchi tendoni, seguendo un disegno che valuta il livello di radiazione solare, la composizione chimica del suolo e la capacità di idratazione. Gli impianti ad alta densità con basse rese, i diradamenti e tutte le possibili attenzioni nel vigneto vengono rispettate in cantina, dove l’enologo interno Simone Sarnà ne valorizza le potenzialità affinché i vini possano esprimere il carattere a ogni annata, ed essere apprezzati già da giovani, pur potendo invecchiare e maturare. Ghiaccio secco sui vini bianchi e pressatura soffice per i rossi, poi tutto confluisce nella barriccaia con 450 barrique di Allier con diverse tostature. Organizzazione aziendale, tecnica, schemi e grafici di precisione accompagnano tutte le fasi produttive. Non potrebbe essere diversamente. Come dice Katharina Börner, la figlia di Anton che segue l’azienda nella sua interezza: “la tecnica rispetta e protegge ciò che il territorio già ha reso perfetto”.

Ma c’è di più: c’è la capacità di accompagnare la razionalità con la cultura, e di dare un senso estetico ad operazioni studiate nei minimi dettagli; e di raccontare tutto attraverso un simbolismo profondo.

Perché il signor Anton F. Börner si appassiona alla storia del territorio dalle origini fino al suo declino nei primi del ‘900, quando i vigneti pregiati scomparvero per la mancanza di mano d’opera o furono sostituiti da produzioni che privilegiavano, a vari fini, la quantità. Partendo dalla cultura etrusca fino ai romani, che hanno saputo cogliere il senso profondo del territorio e valorizzare un’agricoltura esportabile insieme alle loro campagne di conquista (e che in parte è nei progetti del fondatore dell’azienda), dalla loro capacità di analizzare le stelle e il clima per prevedere l’andamento dei raccolti, dal ciclo della natura che ha un inizio e una fine, ma anche dal suo impegno per un nuovo inizio per la viticoltura di qualità (e il suo pensiero va in parallelismo con il Rinascimento) nel territorio dei Colli Albani a Roma. Da tutto questo nasce il nome dell’azienda: “Ômina”, che significa “buoni presagi”, che inizia con l’ultima lettera dell’alfabeto greco, omega, e termine con la prima, alfa, (una fine e un principio non solo del ciclo della natura), ed ecco che è stato aggiunto “Romana” in omaggio alla storia antica. Anche i nomi dei vini si ispirano alle divinità agresti dell’antica Roma. Il logo che identifica l’azienda è la rappresentazione di una Fenice: l’uccello di fuoco, che rinasce dalle sue ceneri a una nuova vita. Anche questo sta a rappresentare la metafora del ciclo naturale della vite e il desiderio di far rinascere i vini di qualità della regione.

 

I vini che sono dentro questa narrazione sono pronti ad affrontare qualunque sfida, ed entrano un po’ in tutti i mercati esteri, in Italia hanno un grande diffusione nelle località di prestigio del Sud. Luoghi amati da tedeschi e americani, che lui stesso frequenta con una certa costanza. “Noi siamo tedeschi, non siamo abituati ad avere contatti con la gente, ma gli italiani vogliono il contatto” e non si tira indietro, parla della sua storia con grande orgoglio, e ci accompagna nella visita in azienda sotto il caldo sole di luglio, fino a mezzogiorno, quando la brezza che viene dal mare comincia a rinfrescare l’aria.

I vini degustati:

Hermes Diactoros II
Igp Lazio Bianco 2019

Da un blend delle uve bianche aziendali (viognier, petit manseng, bellone, incrocio Manzoni) raccolte separatamente, e macerazione prefermentativa a freddo per circa 48 ore, nasce questo vino bianco dedicato al dio Hermes, messaggero delle divinità. Un vino fresco, ricco di profumi floreali insieme a frutti maturi avvolti da erbe aromatiche. Quasi una fotografia del territorio. In bocca è rotondo e avvolgente, accompagnato da una piacevole e fresca lunghezza.

Chardonnay Igp Lazio Bianco 2019
Da uve chardonnay, raccolte a mano selezionate in base al grado di maturità dagli impianti orientati verso est-ovest su terreni sabbiosi, nasce questo vino che fa fermentazione e vinificazione suddivise tra acciaio e legno piccolo di rovere francese. Il colore giallo dorato e un avvolgente complesso profumo di pesca a polpa bianca matura, che si inserisce in una trama di fiori di ginestra, ne caratterizzano la personalità. Un vino dal finale ricco e persistente.

Chardonnay linea Ars Magna Igp Lazio Bianco 2018
Vino assaggiato in anteprima, uno chardonnay in purezza, frutto di una selezione delle migliori uve del vigneto il cui inserimento nella linea Ars Magna ne evidenzia le caratteristiche particolari. La fermentazione avviene in barrique nuove di rovere francese, dove rimane per 12 mesi sulle fecce fini sottoposte a batonnage. Riposa 12 mesi in bottiglia prima dell’immissione al commercio. Un vino che si presenta con un bel colore giallo dorato, profumi ampi di frutti a polpa bianca matura, molto morbido in bocca e persistente con la trama salina caratteristica di tutti i vini dell’azienda.

Chardonnay linea Ars Magna Igp Lazio Bianco 2015
A cinque anni dalla vendemmia, questo vino dimostra la capacità di invecchiamento della produzione, dove le sensazioni di legno sono state affinate dal tempo, e lascia spazio a sensazioni addirittura resinose e di ambra. Un vino che mantiene intatta la sua lunga scia sapida.

Viognier linea Ars Magna Igp Lazio Bianco 2018
Un viognier in purezza che fermenta in barrique nuove di rovere francese dove rimane per 12 mesi con frequenti batonnage e va in commercio dopo altri 12 mesi in bottiglia. È un vino che mette in risalto i sentori balsamici, con un sostegno importante di albicocca e pesca affiancato da note agrumate. Anche questo vino rivela un carattere aziendale ben identificabile con una lunga persistenza sapida.

Merlot linea Ars Magna Igp Lazio Rosso 2016
Già 4 anni sulle spalle e non sentirli, questo merlot racconta il territorio con una intensa sapidità. Il mosto, dopo la selezione manuale delle uve, fa macerazione prefermentativa a freddo per circa 48 ore. Fermenta in acciaio, e matura per 12 mesi in barrique nuove di rovere francese a grana fine per sostare poi almeno 12 mesi in bottiglia. È un vino che affianca a profumi di piccoli frutti rossi anche le spezie e il legno di cedro, in bocca ha un tannino molto morbido e lascia di sé un lungo ricordo.

Cabernet Franc linea Ars Magna Igp Lazio Rosso 2016
Le uve sono coltivate sulla zona di collina dal suolo argilloso orientato verso il mare. È risultato di diversi cloni e portainnesti di cabernet franc. Il mosto fermenta 48 ore successivamente sosta a per 18 mesi in parte acciaio e in parte legno. 22 mesi in legno piccolo e 18 mesi in bottiglia prima dell’immissione in commercio ne completano l’evoluzione. Rosso rubino, mirtilli, ginepro, spezie, sono le sue principali caratteristiche. Fresco, lungo, con tannini eleganti e un finale di cioccolato e caffè.

Cesanese Igp Lazio Rosso 2015
Il cesanese, vitigno autoctono della provincia di Roma vinificato in purezza, svolge una macerazione prefermentativa a freddo per 48 ore. Fermentazione in serbatoi inox a temperatura controllata e macerazione sulle bucce per 15 giorni. Malolattica in fusti di rovere e 12 mesi di maturazione sulle bucce fini per 12 mesi in barriques di rovere francese di secondo passaggio, è un vino che si offre con un colore granato vivo. Un “contadino” elegante. Fermentazione in inox e poi in rovere, matura in barrique per 12 mesi. Segue affinamento in bottiglia per 12 mesi ancora.  Profumi di frutta di bosco, di spezie e china, i tannini sono vellutati e sottili.

I NUMERI

  • Tenuta: 80 ettari di cui 60 vitati; 40% uve a bacca bianca (chardonnay, viognier, bellone) e 60% uve a bacca rossa (cesanese, merlot, cabernet sauvignon, cabernet franc).
  • Anno Fondazione: 2007, prima vendemmia 2011
  • Crescita del vigneto: 20 nuovi ettari all’anno dal 2009 al 2011
  • Densità in vigna: 5.600-6.400 piante per ettaro
  • Produzione: max 45-70 qtl/ha
  • N° bottiglie prodotte/anno: 2017 – 150.000 bottiglie

Ômina Romana
Via Fontana Parata, 75
00049 Velletri (RM) – Italy
www.ominaromana.com

 

Rosanna Ferraro, sono l’ideatrice di Vinotype, giornalista, diplomata sommelier all’Ais Associazione Italiana Sommelier nel 1993, ho lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, responsabile del Wine bar della Città del Gusto a Roma, autore di libri su vino, cucina, turismo. Nel 2003 la prima svolta radicale, mi trasferisco a Erbusco, presso il Consorzio Franciacorta per sviluppare un progetto triennale di rilancio del  suo brand. Nel 2006 rientro a Roma e fondo Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. La mia offerta: ufficio stampa, PR, organizzo eventi, creo contenuti per siti e gestione dei social media per chi voglia rilanciare o mantenere alto il posizionamento del proprio marchio grazie anche alla capacità di diffusione di vinotype.it.

La sezione del sito Vinotype Magazine nasce come spazio indipendente per l’approfondimento della cultura enogastronomica.

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Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.

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