Tenuta Fiorano: il vino del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, tra tradizione e nuovi progetti / su lucianopignataro.it

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Da lucianopignataro.it,  31 dicembre 2017, “Tenuta Fiorano: il vino del Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, tra tradizione e nuovi progetti”, a firma Floriana Barone

Il panorama mozzafiato alle pendici del Monte Cavo, una pianura che quasi si perde a vista d’occhio: la Tenuta Fiorano si estende accanto a uno dei basolati più famosi di Roma, quello del Parco dell’Appia Antica.

Tenuta Fiorano
Tenuta Fiorano

Il vigneto è stato ampliato da poco: dai 2 ettari degli albori, oggi è grande quasi  12, di cui 7 in produzione. Un’azienda di 200 ettari, compresi numerosi casali, di cui alcuni in ristrutturazione: il terreno è vulcanico e pianeggiante, con venti che arrivano dal mare ogni giorno, verso l’ora di pranzo. Venti speciali, che mantengono integre e sane le uve, mitigando anche le brusche alterazioni di temperatura. E quando ai Castelli diluvia qui, a Tenuta Fiorano, è tutto calmo, come se fosse una sorta di zona franca.

Tenuta Fiorano - allevamento di ovini
Tenuta Fiorano – allevamento di ovini

La proprietà è del Principe del vino romano, Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi, erede e custode del progetto dello zio Alberico, il Principe di Venosa, deceduto nel 2005, oltre che della lunga e prestigiosa storia della Tenuta. Il vigneto è ancora oggi a conduzione naturale, con la vinificazione svolta in botti di rovere di Slavonia dalla capacità di 10 ettolitri, dove il vino matura fino all’imbottigliamento.

La Tenuta ha sempre mantenuto, nel corso degli anni, una stretta fedeltà alla sua tradizione, in continuità  con il lavoro impostato tra gli anni ’40 e ‘50. Il Principe Alberico decise allora di impiantare cabernet sauvignon e merlot, malvasia di Candia e uno sconosciuto, per l’epoca, sémillon. Produceva però il vino per sé, non per il pubblico, spinto da un grande amore per la terra e per la vigna, coltivando anche diversi cereali e allevando numerosi bovini. Il Fiorano, negli anni’60, era uno dei grandi vini italiani: di quel tempo è rimasta la stessa impostazione del vigneto e gli stessi vitigni, per quello che concerne il rosso.

La cantina della Tenuta
La cantina della Tenuta

Tancredi Biondi Santi fu il primo consulente enologico della Tenuta, oltre che grande amico di Alberico, che, negli anni’70, aveva intrecciato un altro intenso legame, anche epistolare: quello con l’enologo, scrittore ed enogastronomo Luigi Veronelli, uomo molto attaccato alla natura e alla coltivazione agricola senza prodotti chimici. Veronelli fu una delle pochissime persone a visitare la storica e segretissima cantina, posta sotto due imponenti silos, ancora oggi pienamente in funzione sia per la vinificazione che per la conservazione delle etichette in grotta. Alla base dei silos c’è la porta che conduce alla cantina del principe, dove avviene lo stoccaggio delle bottiglie del Fiorano, in un suggestivo ambiente scavato nel tufo. Il vino prima matura nelle botti e poi, quando fa più caldo, nella grotta e viene imbottigliato [..]

 

Potete continuare a leggere qui il lungo ed esaustivo articolo di Floriana Barone pubblicato su lucianopignataro.it

 

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Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.

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