L’Enoturismo non è più una novità. Anzi si.

Il fenomeno dell’Enoturismo in Italia è diventato una realtà che coinvolge oggi oltre 15 milioni di turisti, con una tendenza in crescita. Questo modo di viaggiare, divenuto ormai un fenomeno sociale, risponde a nuove esigenze, ovvero alla ricerca di “esperienze autentiche da vivere”, di arricchimento culturale, di emozioni personali legate alle tradizioni dei luoghi e a esperienze gastronomiche. Il nostro Paese può rispondere a tali richieste in una molteplicità di espressioni diverse, sia per la complessità dei territori, che dei patrimoni culturali e gastronomici che ha da offrire. E il mondo del vino è quello che meglio sa rispondere alle nuove esigenze, e che anzi sta investendo e si sta fortificando sempre di più, grazie all’impegno prima di tutto dei produttori che in modo sempre più sistematico offrono proposte e alternative.

Un’ampia disanima della situazione di questo particolare “movimento” viene proposta nel più completo manuale sul turismo del vino italiano «Enoturismo 4.0», presentato al Senato della Repubblica da numerosi rappresentanti del mondo della politica e dei massimi di esponenti di Movimenti di settore.
Il manuale è stato redatto da Dario Stefàno e Donatella Cinelli Colombini, con il contributo di: Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Città del Vino, Nomisma Wine Monitor.

COME SI PRESENTA IL MANUALE
Fidelizzazione, sostenibilità, Wine Club, Web, ruolo dei Comuni, promozioni del territorio, analisi delle tipologie di turisti, sono solo alcune delle voci ampiamente approfondite, insieme ad una attenta analisi della situazione attuale. Così, oltre alla fotografia dell’evoluzione di un comparto che si sta consacrando strategico per tutto il turismo italiano, ai dati statistici e al commento sulle dinamiche di settore, «Enoturismo 4.0» si presenta come un manuale d’uso per gli uffici turistici delle Città del Vino e per le Cantine aperte al pubblico.

DATI STRUTTURALI
Così, se il 98% delle cantine italiane si riconosce in 6 macrotipologie:
Piccola cantina con accoglienza familiare (39%),
Cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%),
Brand famoso/marchio storico (12%),
Cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%),
Cantina organizzata per l’incoming (11%),
Cantina dotata di offerta innovativa (11%),
è stato rilevato che quelle più coinvolte nell’impegno sull’accoglienza, in generale, sono quelle “piccole”: il 48% non supera i 500.000 euro di fatturato annuo, hanno 15 dipendenti di cui 3 coinvolti con la wine hospitality. Questo servizio è affidato, nel 73% dei casi a una donna mentre la direzione aziendale è prevalentemente maschile (55%).

Dai dati raccolti, e dall’esperienza diretta, è chiaro che le Cantine debbano ancora affrontare molte  problematiche decisamente determinanti per un incremento più importante del fenomeno, delle quali tre sono determinanti: difficoltà di collegamenti (32%), scarsità di contatti, e poco personale (74%). Sono ancora molto rari gli HUB enoturistici, che invece cominciano ad essere determinanti per il successo. Si tratta di attrazioni come i musei esperienziali o le cantine caratterizzate da straordinari elementi storici e monumentali.
Una maggior attenzione sarebbe necessaria nei punti vendita e nelle sale da degustazione, dove la ripetitività delle proposte è ancora scarsa (nel 96% dei casi si risolve con una visita guidata ai locali di produzione e piccola degustazione finale). Inoltre, l’apertura al pubblico ha un “orario da impiegati”: il sabato e la domenica la metà delle cantine sono chiuse, percentuale che sale però con la disponibilità all’apertura su richiesta. Per questo l’11% delle prenotazioni cade nel vuoto. 

LA CRESCITA DELLE DONNE NELL’ACCOGLIENZA ENOTURISTICA
«Le donne che lavorano nelle cantine italiane – dice Donatella Cinelli Colombini, autrice e produttrice vitivinicola – sono più vicine alla parità di salari e carriera rispetto a quelle degli altri comparti economici perché presidiano i settori nuovi del vino: commerciale (51%), marketing e comunicazione (80%) infine enoturismo (76%).  Viceversa in vigna e in cantina sono minoritarie (14%). Possiamo quindi dire che gli uomini producono il vino e le donne lo vendono». Inoltre «a livello mondiale la maggior parte del vino viene comprato dalle donne» che cominciano a diventare importanti anche come acquirenti e consumatori di vini costosi. Bevono vino in modo più saltuario e collegato alla socialità rispetto agli uomini, oltre ad avere un comportamento d’acquisto più attento e pragmatico.

Ma è nel turismo del vino che le donne sono protagoniste assolute e questo spiega la presenza del capitolo a loro dedicato nel volume «Enoturismo 4.0». Solo 9 pagine ma sono le prime che descrivono nel dettaglio i profili femminili di chi opera nei comparti produttivo o commerciale e di chi consuma vino.  Anche fra i turisti del vino e soprattutto fra chi prenota online la visita in cantina (66%) le donne sono la maggioranza. Un cambiamento di costume che sta avvenendo in tutto il mondo e non solo in Italia. 

Nel complesso la presenza femminile è un elemento importante per tutta l’agricoltura, dove il 28% delle imprese ha un titolare donna. Aziende che si mostrano, oltre che più remunerative (il 21% di superficie rurale da loro gestita produce il 28% del PIL agricolo) di quelle del sesso forte, anche espressione di un nuovo modello di impresa cioè più rispettosa dell’ambiente, internazionalizzata, orientata sulla qualità e sulla diversificazione produttiva.

LA COMUNICAZIONE DELLE CANTINE TURISTICHE ITALIANE
Il 99% delle cantine intervistate ha il sito web ma il numero di accessi mensili supera i 1.000 al mese solo nel 34% dei casi. Il 49% delle imprese informa i propri followers sulle novità almeno una volta al mese. Se la presenza di un blog (24%) o di una newsletter (48%) è scarsa la presenza nei social è invece plebiscitaria (99%). Su Facebook la media dei follower è di 8.585 mentre si dimezza in Instagram e cala ancora molto in Linkedin e Twitter. Questi sono gli elementi più critici per le cantine che intendono aprirsi all’ e-commerce. Infatti se i canali social riescono a tenere vivo il rapporto con una parte dei propri visitatori non bastano, alle imprese, per fare un vero business online con la vendita delle bottiglie. I numeri sono troppo piccoli in rapporto ai flussi enoturistici che potrebbero generare i contatti. Non si tratta di un problema da poco, perché la voglia di vendere il proprio vino online cresce. Pochissime imprese del vino del Nord Est hanno il carrello ma il 63% di quelle del Centro e il 58% di quelle del Sud e delle Isole sono dotate di un E-commerce.

LE 8 PRINCIPALI PROPOSTE ENOTURISTICHE DELLE CANTINE NELL’INDAGINE DI NOMISMA-WINE MONITOR

Benessere e Relax: il 64% delle cantine ha un’area verde per il relax ma c’è anche chi ha strutture per il benessere naturale come massaggi e vinoterapia.
Divertimento: prevalgono le attività di intrattenimento per adulti 64% e gli eventi di tipo ludico (17%) mentre sono scarse le animazioni per bambini (6%)
Somministrazione pasti: su questo fronte l’accelerazione dopo il 2015 è stata fortissima e ora il 72% delle cantine è in grado di accompagnare i propri vini con dei cibi anche se la ristorazione vera e propria è presente solo nel 26% dei casi. Oltre la metà delle imprese ha un’area esterna attrezzata che, come tutti hanno notato in occasione del covid, piace enormemente ai turisti del vino soprattutto se è panoramica. Pranzare con il vignaiolo è possibile nel 37% delle cantine
Cultura: anche sulle proposte colte l’aumento è stato fortissimo negli ultimi anni. Quasi la metà delle imprese propone ai propri visitatori anche di andare a eventi o attrattive culturali nei dintorni. Il 43% organizza mostre, concerti o eventi culturali in proprio e il 38% propone visite guidate di tipo storico o artistico. Poi c’è un 20% che ha una propria infrastruttura museale o didattica.
Sport: c’è chi ha creato itinerari di trekking (44%), in bici (35%), o a cavallo (13%), chi fa Jogging in vigna (18%) e chi ha la piscina (14%)
Offerta esperienziale e didattica: in questa sezione sono comprese tutte quelle attività che, patendo dal vino, diventano qualcosa di più strutturato come gli eventi organizzati dal 77% delle imprese, le degustazioni didattiche (70%), gli appuntamenti a tema (65%), le passeggiate naturalistiche (36%), i corsi di cucina (36%) e i wine wedding (34%). Tutte queste esperienze hanno avuto incrementi superiori al 30% dopo il 2015.
Ricettività: visto il successo 2022 della proposta “vigneti” in Airbnb dove l’Italia si è piazzata seconda in Europa dopo la Spagna e le prenotazioni dei posti letto con “vista vigna” della Toscana hanno spinto questa regione al terzo posto assoluto … c’era da aspettarsi una crescita esponenziale della ricettività nelle cantine. In realtà c’è ma non così enorme. Le imprese del vino che offrono pernottamento sono il 32%, le piazzole per camper il 28%, mentre le proposte a tema vino sono il 23%.
Offerta tradizionale: è cresciuta anch’essa dopo il 2015 ma partendo da percentuali più alte rispetto alle altre esperienze. La visita guidata con degustazione finale, che è presente quasi ovunque, oggi è affiancata da degustazioni a tema (78%) e didattica in vigna (73%).

LE RISORSE UMANE E LA FORMAZIONE DEGLI ADDETTI NELLE CANTINE TURISTICHE ITALIANE
Questo è il terzo e maggiore problema delle cantine turistiche evidenziato in ogni dettaglio dall’indagine condotta da Denis Pantini e Roberta Gabrielli per Nomisma-Wine Monitor. Il bisogno di personale è crescente ma la difficoltà a trovarlo aumenta esponenzialmente ed è percepita dal 74% delle cantine italiane con particolare gravità in Veneto (92%), Sicilia (89%), Friuli Venezia Giulia (83%), Puglia (83%), Piemonte (80%) e Umbria (75%).

Vediamo ora quali sono le figure professionali più cercate nelle cantine turistiche italiane e in che misura questo bisogno è stato colmato.
Personale multi lingue 98%, già presente nel 90% delle cantine;
Guide per degustazioni o visite in cantina vigneto 97%, già presenti nel 91% delle cantine;
Sommelier 85%, già presenti nel 69% dei casi;
Tecnico agronomo 79%, già presenti nel 67%
Chef per la parte di cucina a ristorazione 65%, già presenti nel 34%
Le questioni cruciali riguardano le competenze richieste per la wine hospitaliaty, elementi che, volendo guardare lontano, definiscono anche il profilo professionale degli addetti e le materie da insegnare nella loro formazione. Tuttavia la necessità di lavorare nei giorni festivi è sicuramente il maggior ostacolo a trovare addetti da assumere. In presenza di questi problemi, un crescente numero di imprese (65%) si è organizzato per investire nelle competenze interne.

Insomma, nonostante i molti traguardi raggiunti, nel nostro Paese è ancora difficile riuscire a creare un collegamento tra l’enorme bagaglio storico e culturale, artistico ed enogastronomico, con le necessità che nascono da un flusso del sociale verso nuovi percorsi, con proposte che riescano ad andare al passo con i cambiamenti, con una migliore capacità di adeguarsi alle tecnologie. Questo manuale può essere stimolo per un dialogo tra istituzioni e dare numerosi spunti per perfezionare la capacità di accoglienza da parte delle Cantine. Con buona pace di chi, e non si capisce per il guadagno di cosa, sta cercando di affossare il vino e il suo mondo.

Rosanna Ferraro

Print Friendly, PDF & Email

Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.

Previous articleLe Donne del Vino contro la violenza di genere: “Korale” il primo vino dedicato
Next articlePortogallo: il turismo del vino fa gola anche lì.