Mai come quest’anno i padiglioni del 55° Vinitaly, il Salone internazionale dei vini e dei distillati in programma alla Fiera di Verona fino al 5 aprile 2023, sono stati battuti per lungo e per largo dai maggiori rappresentanti del mondo della politica, tra ali di guardie del corpo, folla curiosa e scettica, selfie e telecamere delle emittenti più disparate. Un mondo della politica sempre più sensibile alle passerelle, che ha voluto presenziare un Vinitaly criticato ma pur sempre in crescita. Una bella vetrina per i politici da trasformare in cassa di risonanza dei loro programmi e dei loro proclami elettorali. Ma, visto dalla parte di un comunicatore, con un bel ritorno in termini di diffusione del mondo del vino anche da parte del Vinitaly.
Così Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, presente il secondo giorno della Fiera, ha definito la visita “dovuta, perché il vino rappresenta una filiera fondamentale della nostra economia e cultura, che vale oltre 30 miliardi di euro, impiega più di 870mila addetti ed è primo nella bilancia commerciale del nostro Made in Italy. Questo comparto funziona grazie alla capacità di mettere insieme tradizione che arriva da molto lontano e modernità». Diciamo che chi ci lavora se ne era accorto già da un po’, che “tradizione e innovazione” stanno bene all’interno di una “splendida cornice”.
E poi sempre la Meloni ha lanciato una proposta per il mondo della scuola: un bel Liceo Made in Italy, dove insegnare la cultura del nostro paese. Sembra più un nuovo nome per l’Istituto agrario che non un nuovo programma, perché in fondo, fare il Classico non ti lancia nel mondo del lavoro. Idee non nuove, ma il dado è tratto, ed è già diventato un caso politico.
Una bella iniziativa concreta per fare cultura è stata messa in opera nell’area del Masaf, con l’esposizione eccezionale dei due quadri degli Uffizi: “Bacco fanciullo” di Guido Reni e “Bacco” di Caravaggio voluta dai ministri Lollobrigida e Sangiuliano. Una piccola, anche se impegnativa operazione. Ce ne fossero.
Sul tema specifico dell’agricoltura ha detto la sua il titolare del ministero, Francesco Lollobrigida, c’è bisogno di forza lavoro, ma al contempo si registra anche la drammatica situazione della disoccupazione. “Esiste o non esiste una richiesta di manodopera? Esiste nel settore del turismo, del commercio, dell’edilizia e dei trasporti? Sono lavori umilianti, per cui una persona si debba vergognare di uno stipendio? Io credo di no e se così fosse il decreto flussi sarebbe il mercato degli schiavi, e non penso che sia così. Non c’è nulla di vergognoso nel lavorare in agricoltura”. Detto a chi vive di agricoltura, e al Vinitaly ce n’è più di uno, è stata una bella gratificazione.
Per il ministro delle Imprese Adolfo Urso “il made in Italy è sinonimo di qualità e di eccellenza: il vino italiano con le sue imprese ne è un simbolo indiscusso e apprezzato in tutto il mondo, il motore di una straordinaria rivoluzione culturale e produttiva”. No comment.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci da par suo ha commentato la richiesta irlandese di inserire avvisi di pericolosità nelle etichette degli alcolici, perché “l’Irlanda ha un problema importante con l’abuso di superalcolici, un problema sociale e politico, soprattutto tra le giovani generazioni con le cosiddette ‘abbuffate alcoliche’. Ma in Italia la situazione è completamente diversa e la proposta è quella di inserire la questione vino all’interno della dieta mediterranea, dove un bicchiere insieme ad altri prodotti tipici, permette di avere sicuramente un effetto salutare”. E disinfettante.
Insomma, molti altri esponenti della politica, nel chilometro lanciato della visita e tra un selfie e l’altro, hanno detto la loro, per la verità dichiarazioni e riflessioni già sentite, e tra chi stava dentro e fuori gli stand a lavorare non sono state registrate le ondate di vibrazioni entusiastiche che queste folate di “celebrità” speravano di poter suscitare. Ma grazie a questa ondata di “visitors” il Vinitaly, il mondo del vino e dell’agricoltura con tutti i loro problemi e le loro prerogative, le certezze, le attese e le delusioni, hanno guadagnato ampi spazi in tv, radio, web e giornali. Si è parlato di agricoltura, vino, orgoglio italiano. Di sicuro più degli anni passati, e di sicuro questa è sempre una buona cosa.
Rosanna Ferraro
Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.