Da identitàgolose.it, 14 marzo 2019, “Tutto il buono dei Castelli Romani in otto tappe”, a firma Mariella Caruso
Andar per fraschette è un grande classico per i romani. L’abbiamo scoperto, colpevolmente, soltanto qualche settimana fa partecipando a un press tour ai Castelli Romani che finalmente ha dato un personale senso a un classico del folk capitolino, Nannì, ‘na gita a li Castelli. Il ritornello Nannì, Nannì è solo un intercalare, un escamotage per celebrare Frascati, Ariccia, Nemi e con loro frutte, vigne e grano e vini de ‘ste vigne che so meio de la sciampagna che la voce di Claudio Villa e Lando Fiorini (non certo gli unici ad aver stornellato queste strofe) hanno reso celeberrime.
Ai Castelli Romani, però, non ci sono soltanto le fraschette, quelle osterie segnate dalle frasche all’ingresso, un tempo cantine nelle quali venivano serviti vino novello e spuntini salati. C’è un suolo fertile eredità del complesso vulcanico dei Colli Albani, oggi quiescente; ci sono grotte scavate nel tufo utilizzate come cantine e dispense; i laghi di Nemi e Castel Gandolfo, residenze nobiliari come Villa Aldobrandini, il parco archeologico del Tuscolo.
E ci sono gli uomini e le donne, gli artigiani dell’enogastronomia, quelli più illuminati che, messo da parte l’individualismo, si sono associati nella Rete d’impresa per la Filiera Turistica dei Castelli Romani.
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VILLA SIMONE. Alla Cantina Villa Simone di Monte Porzio Catone l’enologo Lorenzo Costantini, di ritorno da 6 anni di lavoro in Friuli, e la moglie Fulvia hanno preso le redini dell’azienda di famiglia. Dalle uve dei 17 ettari di vigneti dislocati in zone e altitudini diverse, compresa Villa Falconieri a Frascati, dove hanno impiantato un vigneto urbano, producono 12 etichette compreso il Vigneto Filonardi Frascati Superiore Docg Riserva con Malvasia del Lazio, «una chicca – sottolinea Lorenzo – perché è uno dei pochi cru di Frascati riconosciuto e certificato sin dal 1986». La storia dell’azienda la racconta Fulvia: «Quando nel 1982 la famiglia di mio marito decide di dedicarsi alla viticoltura sceglie i Colli Romani spinta dal desiderio di produrre vini bianchi che potessero competere alla pari con i francesi che andavano per la maggiore». L’inversione di tendenza è totale perché lì dove i contadini facevano rendere al massimo la terra per conferire alla cooperativa sociale di riferimento, a Villa Simone «la scelta – sottolinea – fu quella di dedicarsi a piccole produzioni di qualità: togliemmo i filone per riconvertire in filari. Quando allora proponemmo il Frascati a 4.900 lire per 750 ml quando il prezzo corrente era di 1.500 lire per un litro e mezzo ci diedero dei folli». Il tempo, però, ha dato ragione a Lorenzo e Fulvia che, oggi, «fanno vini con pressatura soffice e lieviti selezionati impattando il meno possibile sull’ambiente grazie ai pochi trattamenti».
OLIVELLA. È biologica l’Azienda agricola Olivella di Frascati. Ed è anche un vigneto sperimentale in cui vengono conservate varietà come la malvasia puntinata e si coltiva su colate laviche diverse. A condurla è la seconda generazione dei fondatori, il viticoltore pugliese Umberto Notarnicola e l’esperto di vini piemontese Bruno Violo. Innamoratosi di quelle terre in cui passavano le vacanze decisero di fare insieme il vino. La particolarità è il Cesanese, da 100% di uve cesanese.
PIETRA PORZIA. Con i suoi oltre 50 ettari, Pietra Porzia è tra le più grandi aziende del territorio. Nata sui terreni del lago Regillo bonificati utilizzando la terra dei lavori della stazione di Frascati e della Banca d’Italia, vi si coltivano uliveti e vigneti, «nella fattispecie – spiegano – Malvasia del Lazio, Candia, Bombino, Trebbiano e Grechetto a bacca bianca e Merlot Montepulciano e Lecinaro che per il suo aroma di cacao viene utilizzato per evitare il passaggio del vino in legno dei rossi». La leggenda racconta che qui i romani sconfissero i tuscolani grazie all’aiuto dei due Dioscuri Castore e Polluce rappresentati nelle etichette. La villa annessa, una delle poche rimaste dell’architetto Luccichenti, i conti Giulini è stata ristrutturata un agriturismo. Nelle grotte di tufo sotto la cantina dove sono custoditi alcuni dei vini storici e alcune delle pietre del tempio dedicato ai Dioscuri dissotterrato durante la bonifica, sono state girate tante scene di fiction tra cui “Carabinieri”, “Le tre rose di Eva” e “Che Dio ci aiuti”.
Trovate qui l’intero articolo sui Castelli Romani.
Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.