Se oggi il Greco di Tufo, il Fiano di Avellino e il Taurasi sono nella ristretta cerchia dei grandi vini italiani, lo si deve in grande parte al ruolo svolto negli ultimi tre secoli dalla famiglia Mastroberardino che li ha saputi imporre anche a livello internazionale. Redimore è ottenuto da uve aglianico – le stesse del più noto Taurasi- selezionando alcuni ceppi secolari in un vecchio vigneto sopravvissuto alla fillossera. Questo clone è stato recentemente iscritto (Gazzetta Ufficiale del 20/02/2021) nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite con il nome “VCR421 Antonio Mastroberardino”.
La storia
Antonio Mastroberardino, classe 1928, poco più che adolescente, si trova a prendere in mano le redini dell’azienda di famiglia dopo l’improvvisa e prematura morte del papà, Michele, avvenuta nel 1945, alla fine della Seconda Guerra mondiale. Fu sua l’idea di riproporre i vitigni tradizionali – fiano, greco, aglianico – nelle campagne devastate degli eventi bellici. Un’idea controcorrente ma decisiva per il futuro del distretto vinicolo avellinese perché in pieno contrasto con la politica regionale di allora che propugnava l’impianto di vitigni più produttivi, trebbiano e barbera in primis.
Questo legame familiare e aziendale con vitigni tradizionali irpini ormai diventati un asse irrinunciabile della strategia, non è mai stato abbandonato. Nel 1968 fu una delle prime aziende a vinificare separatamente 3 cru di Taurasi ( Piano d’Angelo, Castelfranci e Montemarano), dimostrando un senso di lungimiranza che solo pochi, in Italia, dimostrarono di avere ma nel corso degli anni fu più volte rinnovato tanto che ancora oggi nella carta dei vini della cantina sono ben 25 le articolazioni basate sulle declinazioni di Greco di Tufo, Fiano di Avellino e di Aglianico-Taurasi. L’azienda oggi può contare su oltre 250 ettari vitati, divisi in diverse tenute sparse nelle aree più vocate della regione. L’azienda partecipa al “Programma nazionale per la valutazione della Carbon Foot Print” del Ministero dell’Ambiente e al progetto “VIVA Sustainable Wine” per misurare e migliorare le performance di sostenibilità della filiera vite-vino.
Le origini del “VCR421 Antonio Mastroberardino”
Uno dei contributi di Antonio Mastroberardino è stato il recupero e la valorizzazione del patrimonio ampelografico irpino. Infatti nel corso di vari decenni post fillossera, si era preferito moltiplicare le piante con i grappoli più produttivi a scapito dei biotipi meno produttivi, diluendo così alcuni caratteri distintivi originari dell’Aglianico. L’idea era di ripristinare il patrimonio stilistico del vitigno prefilosserico anche dal punto di vista organolettico. Così a partire dal 2000 la famiglia Mastroberardino avvia, in collaborazione con Vivai Cooperativi Rauscedo (VCR), un progetto di ricerca il cui obiettivo è classificare e registrare antichi cloni di Aglianico sopravvissuti alla distruzione fillosserica. Viene individuata una vigna centenaria a piede franco, cioè non innestata su piede americano, sopravvissuta all’afide killer situata su terreno sciolto, sabbioso e circondata da boschi di querce e castagni. Inizierà da qui un lungo percorso di studi, ricerche, microvinificazioni, test vari che durerà 20 anni. La selezione parte da 30 presunti cloni che poi si ridurranno a 2. Entrambi hanno grappolo medio-piccolo, cilindrico, alato, spargolo, acino medio, buccia spessa, fertilità contenuta. In fase di maturazione si raggiunge un elevato grado zuccherino, buon tenore in acidità totale e ottima resistenza alla botrite. Nel 2004 parte l’impianto delle barbatelle in un’area individuata nella collina centrale della tenuta di Mirabella Eclano. Nel 2007 partono le prime microvinificazioni e nel 2008, le vinificazioni e infine nel febbraio 2021 l’iscrizione del clone “VCR421 Antonio Mastroberardino”.
Redimore Irpinia Aglianico 2019
Nasce dalle uve aglianico, originate da quella centenaria vigna prefillosserica, impiantate circa 15 anni fa nella Tenuta di Mirabella Eclano in un suolo profondo, a tessitura franco-sabbiosa, ben drenato, con argilla in profondità e ad una altitudine media di 400 metri s.l.m.
Il vino è maturato per un anno in barrique e affinato sei mesi in bottiglia. Ha colore rubino profondo con riflessi violacei; i profumi sono intensamente fruttati in cui spiccano le more di rovo mature ma anche le più fresche fragoline di bosco con accenni speziati e note di cacao e di caffè sul finale; in bocca prevale l’avvolgenza e la rotondità rispetto alla ruvidità di altri aglianico. E’ un vino giovane, assai spigliato ma elegante nella struttura e dalla lunga persistenza in cui ritorna nuovamente la frutta.
Un bel vino sicuro
Prezzo vendita on line: Euro 12,00
Punteggio: 88+/100
Mastroberardino Soc. Agr. Srl
Via Manfredi 41 – 83042 Atripalda (AV)
Tel +39 0825 614111
www.mastroberardino.com
pr@mastroberardino.com
Piero Mastroberardino
Dal 1990 si occupa della sua azienda di famiglia, Mastroberardino Wine Group, storica cantina nata in Irpinia più di due secoli fa. Nel 1997 è diventato amministratore delegato e attualmente è presidente e amministratore delegato. Rappresenta la decima generazione di vignaioli della famiglia Mastroberardino alla testa dell’azienda. È professore ordinario di Economia aziendale presso l’Università di Foggia, è il Presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi, e Presidente del Gruppo Vino di Federvini, l’associazione nazionale degli imprenditori vinicoli. La sua vita professionale e imprenditoriale è legata ad attività artistiche, come il disegno e la pittura, la narrativa e la poesia.
Andrea Gabbrielli
Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.