Nel 2019 la birra italiana ha registrato un aumento della produzione rispetto al 2018 (+5%), la crescita dei consumi interni (+2,6%) e un boom dell’export (+13%). Si tratta di ottimi risultati che hanno avuto effetti positivi sull’occupazione con 3.300 nuovi posti di lavoro per un settore che tra addetti diretti e indiretti, conta 144.000 occupati lungo tutta la filiera. I dati sono contenuti nell’Annual Report 2019 di AssoBirra, l’Associazione dei Birrai e dei Maltatori, fondata nel 1907 e aderente a Confindustria, che riunisce 42 tra grandi, medi e piccoli birrifici, oltre a 2 malterie, che coprono più del 90% della produzione di birra nazionale.
In particolare nel 2019 la produzione di birra in Italia è passata da 16.421.000 a 17.247.000 ettolitri, occupando il 9° posto in Europa, con un’incidenza del 4,5% sul totale realizzato nel continente. È record storico anche sul fronte dei consumi che hanno superato 20 milioni di ettolitri con una crescita del 2,6% rispetto al 2018, permettendo di raggiungere i 34,6 litri (era 33,6 litri nel 2018) pro-capite.
Ottimi risultati anche per l’export. Dopo il grande balzo del 2018, i volumi esportati nel 2019 si sono avvicinati ai 3,5 milioni di ettolitri, segnando un +13% rispetto al 2018. Soprattutto verso i Paesi a forte tradizione birraria, come il Regno Unito (ben il 46% del totale), gli Stati Uniti (9,7%) e l’Australia (8%).
«Il 2019 ha confermato la crescente predilezione degli italiani per la birra » ha affermato Michele Cason, Presidente di Assobirra. «Tuttavia, l’emergenza sanitaria da COVID-19 mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà e le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia (e non solo)». L’associazione, a questo proposito, richiede al Governo la riduzione delle accise, che consenta al comparto di rimanere competitivo nello scenario attuale. Alfredo Pratolongo, vice presidente di Assobirra aggiunge che «Non tutti sanno che in Italia la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise che ha visto un aggravio fiscale del 30% tra l’ottobre 2013 e il gennaio 2015». La seconda richiesta riguarda invece un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. tramite un apporto concreto di liquidità destinato ai singoli esercenti, con l’inserimento di un credito di imposta sull’acquisto di birra in fusto. (Assobirra info: www.assobirra.it)
L’incremento della produzione ha riguardato l’intero comparto. Compreso il ramo dei micro birrifici artigianali che in Italia conta circa 850 strutture (per una crescita totale del +3,8% rispetto al 2018 secondo Assobirra) una parte delle quali – oltre 300 – sono associate ad Unionbirrai, associazione di categoria nata nel 2017 che raccoglie Piccoli Produttori Indipendenti di birra.
Dagli esordi dei pionieri a metà degli anni ‘90 del secolo scorso a oggi, i cambiamenti in termini di dimensioni aziendali, capacità produttiva dei singoli birrifici (oggi possiamo stimare una produzione annua media per birrificio pari a 730 ettolitri, corrispondente al 4,2% della produzione italiana, contro i 450 ettolitri e 1,1% di pochi anni fa), qualità in costante crescita e una sempre maggiore penetrazione nel mercato sia nazionale che estero, ci raccontano di un mondo estremamente dinamico e innovativo.
Nel corso di quasi 25 anni sono state proposte sul mercato circa 10.000 etichette che hanno aperto un nuovo mondo, differenziandosi dalla classica offerta birraria caratterizzata da un mono-prodotto industriale (la c.d. Lager italiana) che ha portato alla promulgazione di una legge che tutela e definisce la birra artigianale (L. 28 luglio 2016, n. 154):
«Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi». (Unionbirrai info: www.unionbirrai.it)
Andrea Gabbrielli, romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Nel 1990 ha vinto il Premio Internazionale Barbi Colombini, nel 2012 il Premio giornalistico Terre del Nero di Troia, nel 2014 il Premio giornalistico Rieti Cuore Piccante, nel 2018 l’Etna Wine Award e il Premio Internazionale Casato Prime Donne, sezione Io e Montalcino. E’ giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini. Collabora con le più importanti testate enogastronomiche – tra cui il Gambero Rosso e il settimanale Tre Bicchieri – per cui svolge servizi in Italia e all’estero. Tra le sue pubblicazioni: Pierluigi Talenti – L’altro Brunello (Veronelli editore); Gianni Masciarelli – Un vignaiolo a modo suo (Veronellieditore); Il Vino e il Mare-Guida alla vite difficile delle piccole isole (2011 – Iacobelli Editore).
Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.