Piero Costantini è stato un personaggio davvero particolare nell’ambito del vino romano. La sua enoteca di Piazza Cavour, per almeno 40 anni, è stata un punto di riferimento per i wine lovers della capitale sia per acquistare bottiglie sia per approfondire -con i corsi di degustazione- la conoscenza del vino.
Continuando un’attività familiare, iniziata nelle natie Marche, è stato produttore di vino a Monteporzio Catone -a lui si deve la creazione dell’azienda Villa Simone negli anni Ottanta- ed è sempre stato un imprenditore dotato di intuizioni lungimiranti.
Nel 2008 dopo un’asta assai combattuta, entrò in possesso di un terreno incolto da decenni, situato tra una delle più importanti ville tuscolane, Villa Falconieri e l’abitato del Comune di Frascati, distante 400 metri in linea d’aria da piazza San Pietro, nel cuore del centro storico della città.
Il sogno di Piero Costantini era quello di far nascere proprio lì un vigneto da cui ottenere un Frascati Doc di alto profilo, con l’etichetta di Villa Simone. Un vino in grado di esaltare non solo il potenziale enologico di questo lembo di territorio vulcanico ma anche di un passato ricco di storia.
Un progetto lungimirante che avrebbe arricchito la Doc Frascati e la stessa città in modo concreto e visibile.
Ma dall’assegnazione del terreno (nel 2008) all’avvenuto impianto del vigneto (nel 2017) dovranno passare quasi dieci anni di un’estenuante odissea burocratico-amministrativa fatta di contrasti di competenze, imprevisti, ostacoli, sciatteria, ricorsi, ecc. che solo la tenacia e l’ostinazione -o per meglio dire in dialetto “la tigna” – dei proprietari, prima Piero e poi di suo nipote Lorenzo Costantini, è riuscita a vincere. ( vedi box)
La storia
La Villa Falconieri -da cui il vigneto prende il nome essendone una pertinenza- ha origini molto antiche e parte delle sue fondamenta poggiano sulla struttura di una villa romana.
E’ sicuramente la più antica tra le 12 Ville Tuscolane.
Nel 1546 fu ingrandita per volontà di Papa Paolo III Farnese e successivamente passò nelle mani di vare famiglie nobili fino al 1628 quando fu acquistata da Orazio Falconieri. Rimase della sua famiglia fino al 1879, un periodo lungo che la fece identificare con il nome della famiglia e a cui si devono i lavori di ampliamento a cui parteciparono Antonio da Sangallo il Giovane e il Borromini, mentre grandi pittori coevi si dedicarono alla realizzazione dei suoi bellissimi affreschi.
Nel 1733 prese il via la radicale trasformazione dell’area verde, dei giardini e del terreno adiacente ed è in questo periodo che si trovano riferimenti specifici alla coltivazione della vite.
Una stampa datata 1859, conservata nell’archivio Falconieri Carpegna, con la pianta della Villa riproduce anche un vigneto.
Nel maggio del 1907 la Villa fu acquistata dal barone Ernst Mendelsshon-Bartholdy (nipote del noto compositore), che poi la donò al Kaiser Guglielmo II.
Alla fine della Prima guerra mondiale la Villa fu confiscata ai tedeschi dallo Stato italiano e dal 1925, per circa vent’anni, fu sede alternativamente di vari Istituti culturali e Ministeri.
Ma il 1941 fu occupata dal comando militare tedesco e nel 1943, insieme a Frascati, subì un duro bombardamento alleato.
La Villa fu definitivamente restituita alle autorità italiane nel 1959.
Dal 2016 è sede dell’Accademia Vivarium Novum, un’istituzione volta allo studio, all’insegnamento delle lingue classiche.
Il Vigneto Falconieri
Del progetto del Vigneto Urbano se ne occupò Lorenzo Costantini, nipote di Piero, enologo ed esperto in impianti, già impegnato nella trattativa con il Comune. Il vigneto viene finalmente completato a fine luglio 2017.
Si sviluppa dai 350 a 420 metri di altitudine, con esposizione nord-est/sud-ovest, beneficia di una costante ventilazione tutto l’anno, in particolare nei mesi estivi. Alla fine della parte alta del vigneto iniziano i boschi del Tuscolo: ciò favorisce grandi escursioni termiche tra giorno e notte, e funge da riparo dai freddi intensi sia invernali che primaverili ma soprattutto dai picchi di calura estiva.
Si estende su una superficie di circa 5 ettari disposta in diagonale, dove sono presenti tutte e quattro le tipologie dei terreni rappresentativi del territorio del Vulcano laziale.
Delle quattro macroaree all’interno della proprietà, la più grande è caratterizzata in prevalenza da tufo fulvo, la seconda area da tufo giallo molto leggero e friabile, la terza è costituita da Lahar (colata di fango vulcanico), l’ultima, la più piccola, si trova su una colata di basalto praticamente affiorante. Una combinazione che riassume tutte le caratteristiche geologiche più importanti riscontrabili in questi territori. Le 5.000 piante per ettaro (2,5 per 1 metro) sono per il 97 per cento della varietà Malvasia del Lazio, e per il rimanente 3 per cento della Collezione di Trebbiani, Greco, Bombino e Bellone. L’area didattica comprende le forme storiche di allevamento della vite nei Castelli Romani: viti maritate, alberello, conocchia e capretta.
La vinificazione
La raccolta delle uve avviene manualmente in cassette. Le uve poi vengono sottoposte a diraspa-pigiatura con pressatura soffice. Segue una decantazione statica e fermentazione alcolica, di cui il 50 per cento in botti di rovere e l’altro 50 per cento in botti di acacia. Il vino resta sui propri lieviti per circa 9 mesi. Affina in bottiglia, stivato in grotta, per almeno 24 mesi.
Frascati Superiore Docg Vigneto Falconieri 2020
Ha colore paglierino chiaro e profumi ricchi in cui si avvertono sensazioni eleganti e floreali di miele d’acacia, agrumi canditi (cedro) e sullo sfondo uno speziato leggero, tendente al dolce, molto intrigante; in bocca equilibrato di alcol e acidità, con una struttura eccellente. Sapidità in primo piano con una netta mineralità nel finale. Un grande vino dai terreni vulcanici di Frascati
Punteggio: 92/100
Prezzo: Euro 70,00
Villa Simone
Via Frascati Colonna, 29
00078 Monte Porzio (RM)
Telefono: 06 9449717
mail: info@villasimone.i
www.villasimone.it
Box
I principali capitoli di una lunga battaglia
Nel terreno in questione, il vigneto sappiamo che è stato presente sino ai primi del Novecento. Poi venne sostituto da un uliveto che rimase fortemente danneggiato dalla gelata del 1985, disastrosa per buona parte dell’Italia.
Piero Costantini nel 2008 era diventato l’assegnatario del terreno adiacente, inizia una lunga battaglia per impiantare il vigneto. Ecco le principali tappe della sua odissea:
-nel 2009 il Comune di Frascati gli espropria parte dei terreni per realizzare un parcheggio, impedendo di fatto l’accesso alla proprietà appena acquisita
– durante i lavori per la realizzazione del parcheggio vengono alla luce i resti di un’antica strada romana quindi tutto il terreno venne sottoposto a vincolo archeologico.
-nel 2010 si scopre che negli anni Sessanta, nel terreno era stato abusivamente costruito un deposito dell’acqua per Frascati e dintorni, senza autorizzazioni e senza mappare le condutture di servizio
-il Comune di Frascati, intenzionato ad ottenere il terreno di Costantini, propone una permuta tecnicamente irrealizzabile. Nel frattempo la proprietà, sempre abbandonata, era divenuto una dimora di senzatetto e una discarica di rifiuti.
– nel 2014 si trova l’accordo tra Costantini e il Comune di Frascati sulla creazione di un “Vigneto Urbano”.
– Gli ulivi ancora produttivi furono spostati nella parte alta del terreno e la prevista area didattica e sperimentale del vigneto, nella parte bassa. Durante la lavorazione dei terreni le condutture del deposito d’acqua, costruito abusivamente e senza mappatura delle derivazioni, vengono tranciate creando un piccolo lago che rischiò di inondare Frascati, situata più in basso. Solo dopo alcune ore ACEA riesce ad interrompere il flusso e a riparare il guasto.
– Gli archeologi scoprono un’altra strada romana -in tutto i tracciati saranno 4- praticamente intatta, che viene catalogata, mappata e successivamente ricoperta di terra come le altre tre, per preservarle dai furti di basoli.
– Nel 2019 la Regione Lazio, vista la storicità del luogo, concede l’autorizzazione pertanto i vini prodotti su quella particella possono fregiarsi della menzione “Vigneto Falconieri”.
Andrea Gabbrielli
Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.