E’ stata una degustazione filologica quella dei vini Casato Prime Donne, svolta in azienda lo scorso 12 Novembre 2022 a Montalcino, che ne ha ricostruito, passo dopo passo, tutta la storia, dagli inizi nel 1998 sino ai giorni nostri, compresi i cambi di rotta. Se da una parte non è scontato che un’azienda si metta così a nudo, dall’altra dimostra che le scelte effettuate dal 2010 in poi, e che tuttora orientano l’azienda, hanno solide fondamenta. Sono, infatti, il risultato non solo della naturale evoluzione aziendale ma anche del recupero di uno stile – denominato “originario” sull’esempio di suo nonno Giovanni Colombini – da cui derivano dei vini eleganti, verticali, freschi, con forte impronta territoriale e insieme longevi. Anche il ritorno all’uso di tini di cemento nudo per la vinificazione è parte di questa impostazione. In questo senso, i vini interpretano uno spaccato della recente storia del vino italiano.
Un po’ di storia
Quando nel 1998 Francesca Cinelli Colombini- scomparsa alle fine del 2022- decise di abbandonare l’attività, divise le proprietà di famiglia tra i due figli, Stefano e Donatella. Al primo è andata la Fattoria dei Barbi, alla seconda Il Casato, una tenuta a nord di Montalcino, e la Fattoria del Colle di Trequanda.
Con il passaggio a Donatella, il Casato cambiò anche il nome in Casato Prime Donne. Infatti il nuovo progetto aziendale prevedeva sin dall’inizio personale quasi interamente femminile con uno staff che nel corso degli anni, oltre alla stessa Donatella Cinelli Colombini e a sua figlia Violante Gardini, si è arricchito dell’enologa francese Valerie Lavigne, consulente esterna, affiancata da tre enologhe interne: la senior Barbara Magnani e le junior Sabrina Buzzolan e Giada Sani. La parte agronomica invece è curata da Ruggero Mazzilli, con una lunga esperienza di biologico all’attivo.
Attualmente a Casato Prime Donne su 39 ettari totali, 19.8 sono vitati. Rispettivamente a Brunello 9.3 ha, Rosso di Montalcino 4.2 ha, Chianti e Igt Toscana 6.3 ha.
Inizialmente al Casato non c’era cantina – realizzata solo nel 2002- pertanto il vino precedentemente prodotto e divenuto proprietà di Donatella rimase in deposito alla Fattoria dei Barbi e un’altra parte venne conservata in cantine di aziende amiche. Le produzioni contano su una “dote” iniziale di vino, atto a divenire Brunello, delle annate 1993, 1994, 1995, 1996 e 1997. In quegli anni l’azienda si avvale della consulenza degli enologi Carlo Ferrini e Gioia Cresti. La coltivazione dei vigneti avviene in modo convenzionale, applicando la lotta integrata. I tempi della vendemmia sono decisi dalla maturazione fenolica secondo i protocolli messi a punto dal prof. Yves Glorie dell’Università di Bordeaux. In questo periodo le vinificazioni sono pensate per avere il massimo dell’estrazione con rimontaggi, délestages e salassi. Arrivano il tavolo di cernita automatizzato e i tini di acciaio troncoconici con follatore.
La vigna deve comandare su tutto
Nel 2010 con l’inizio della collaborazione dell’enologa francese Valerie Lavigne, l’impostazione cambia completamente. Infatti nel 2014 viene adottato il protocollo di coltivazione biologica e l’anno dopo inizia la certificazione della conversione. La tecnica di vendemmia cambia: il calendario è deciso in base all’assaggio dell’uva e le vigne sono divise in parcelle sempre più piccole. Le vinificazioni sono delicatissime, pochi rimontaggi e poche follature di 15 minuti ciascuna. In bottaia vengono eliminate le barrique da 225 l e progressivamente aumentano prima i tonneau da 7 hl e poi dal 2019 le botti di rovere francese di grande formato.
L’impronta del sangiovese e del terroir diventa più evidente: il nuovo stile è basato su vini agili, armonici, piacevoli da bere. Ora gli obiettivi dall’azienda per i prossimi 5/10 anni prevedono, tra l’altro, una sempre maggiore autonomia energetica con l’aumento dei pannelli fotovoltaici; vetro più leggero per le bottiglie e mezzi meccanici con minori emissioni; dimezzamento di rame e zolfo mediante l’uso di alghe e agrumi; sostituzione delle vasche in acciaio con tini più piccoli di cemento ed infine la nascita di piccole nicchie d’eccellenza nell’ambito dell’attuale produzione aziendale (80.000 bottiglie totali). La parola d’ordine è diventata “La vigna deve comandare su tutto”.
Brunello di Montalcino 1993
Ha colore rosso granato e profumi di fiori appassiti (rosa in primis) e lieve buccia di arancia su uno sfondo di spezie. In bocca le sensazioni sono di una evoluzione controllata, soprattutto dal punto di vista della tannicità ancora vibrante. L’acidità è ben presente e sul finale si avvertono ancora note di fiori. Un bel Brunello di quasi 30 anni.
92/100
Brunello di Montalcino Progetto Prime Donne 1998
Ha colore rosso granato intenso e naso molto fine, elegante e speziato. In bocca è intenso, persistente con note antiche di tabacco e di sottobosco. In bocca la tannicità è ben equilibrata con l’acidità e la sensazione di frutta matura si avverte con chiarezza.
90/100
Brunello di Montalcino Progetto Prime Donne 1999
Ha colore rosso rubino e profumi di evoluzione con sensazioni iodate sullo sfondo. In bocca è pieno, caldo, con una struttura e una trama tannica ben espressa. Finale con ritorno di fiori secchi.
90/100
Brunello di Montalcino 2003
Ha colore rosso rubino e profumi speziati con sentori iodati. In bocca pieno, tannicità presente e con un fondo quasi di caffè sul finale.
90/100
Brunello di Montalcino Progetto Prime Donne 2008
Ha colore rosso rubino e profumo speziato con sensazioni di incenso sullo sfondo. In bocca pieno, piacevole, caldo, con finale lungo di frutti rossi lontani.
90/100
Brunello di Montalcino Riserva 2010
Ha colore rosso rubino e profumi molto ricchi, piacevolmente fini, complessi. Frutti rossi ben espressi e grande piacevolezza in bocca con un finale lungo ed elegante. Un Brunello d’annata di grande longevità e compostezza.
93/100
Brunello di Montalcino Riserva 2012
Ha colore rubino e profumi di grande finezza e complessità con ricordi di frutti rossi e spezie. In bocca è strutturato con la tannicità in evidenza sull’acidità. Ha un finale fine e persistente.
90/100
Brunello di Montalcino Progetto Prime Donne 2016
Ha colore rubino brillante e ampi, complessi profumi in cui si avvertono i piccoli frutti maturi, il sottobosco e note speziate di caffè. In bocca è strutturato ed equilibrato con acidità e tannini perfettamente bilanciati. La prolungata sensazione vellutata finisce con un ritorno di frutta rosso, pieno e affascinante.
93/100
Brunello di Montalcino 2018 Bio
Ha colore rosso rubino classico e profumi ricchi, speziati con note quasi esotiche su uno sfondo di piccoli frutti rossi. In bocca è pieno, strutturato, bilanciato e con tannini vellutati. In primo piano la freschezza che dona eleganza ed equilibrio.
92/100
Brunello di Montalcino Progetto Prime Donne 2018
Rosso rubino brillante, ha un olfatto molto ricco e complesso, elegante e fine con richiami ai piccoli frutti e ai toni speziati. In bocca è armonico, intenso e strutturato. L’equilibrio della tannicità e dell’acidità lo rendono un Brunello molto piacevole e dal lungo finale.
93/100
Casato Prime Donne
Loc. Casato
53024 Montalcino (SI)
www.cinellicolombini.it/
casato@cinellicolombini.it
Tel. +39 0577 89421
Mob. 39 3455495154
Note:
Chi è Donatella Cinelli Colombini
Nata nel 1953 in una famiglia di produttori di Brunello di Montalcino, Donatella si è laureata in Storia dell’arte medioevale. Nel 1993 ha fondato il “Movimento del turismo del vino” ed ha inventato “Cantine aperte”, la giornata che in pochi anni ha portato al successo l’enoturismo in Italia. Oggi insegna Turismo del vino nei Master post laurea di tre università. Dopo 14 anni di esperienza professionale nelle imprese di famiglia, nel 1998 ha creato la sua azienda composta dalla Fattoria del Colle a Trequanda e dal Casato Prime Donne a Montalcino. Nel 2003 ha vinto l’Oscar di miglior produttore italiano assegnato dall’AIS Bibenda e ha pubblicato il Manuale del turismo del vino seguito, nel 2007, dal libro Marketing del turismo del vino. Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al turismo del Comune di Siena. Fra le sue realizzazioni il “trekking urbano” una nuova tipologia di turismo sportivo che, da Siena, è stato esportato in tutta Italia. Nel 2012 ha ricevuto il Premio Internazionale Vinitaly. Nel 2014 è stata nominata Cavaliere della Repubblica Italiana. Dal 2013 al 2022 è stata Presidente del Consorzio del vino Orcia. Dal 2016 al 2023 è stata Presidente dell’Associazione Nazionale Donne del Vino. Recentemente Donatella e suo marito Carlo, sono diventati nonni di Lorenzo, con grande gioia di tutti.
Andrea Gabbrielli
Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.