Lazio Montiano Igp 2016-2017 Famiglia Cotarella/di Andrea Gabbrielli

Enrica, Dominga e Marta Cotarella

Il Montiano, nella realtà dei vini del Lazio di almeno sei lustri (dai primi anni Novanta alla prima decade del 2000) è stato uno dei pochi punti di riferimento, una sorta di pietra di paragone delle indubitabili potenzialità di cui la regione è naturalmente dotata (clima, suoli vulcanici, viticoltura collinare, ecc.) ma che ha sempre fatto fatica a dimostrare. Non è mai stato in discussione il valore del terroir -come avrebbe potuto?- ma più spesso la capacità da parte degli imprenditori e delle istituzioni, di interpretarlo. Oggi la situazione del settore vinicolo regionale è migliorata ma in tutto questo lasso di tempo, il Montiano, insieme a pochi altri, ha svolto un ruolo di guida e di stimolo perché ha indicato una strada diversa, di confronto e di competizione con i livelli qualitativi più elevati, non solo toscani e italiani, ma anche a livello internazionale. “Montiano è il vino che più ci identifica, che meglio rappresenta le origini e la storia della nostra famiglia” spiega Dominga Cotarella, Direttore marketing e commerciale dell’azienda. Il Montiano, di fatto, è non solo una delle massime espressioni del vino del centro Italia e del Lazio viterbese in particolare, ma è un grande rosso italiano.

Cantina Cotarella

Il nord del Lazio degli anni Novanta
Erano i primi anni Novanta e il panorama produttivo del viterbese ma anche del resto della regione, era piuttosto arretrato al confronto con altre aree. La Falesco (oggi Famiglia Cotarella), l’azienda fondata nel 1979 da Riccardo e Renzo Cotarella, si era già fatta apprezzare perché aveva notevolmente contribuito a valorizzare il principale vino locale, l’Est Est Est di Montefiascone. Infatti la nascita nel 1989 dell’innovativo single vineyard Poggio dei Gelsi, era stata una sorta di fulmine a ciel sereno che aveva provocato un sussulto in un ambiente vinicolo in uno stato perennemente comatoso, poco propenso alle novità e con una concezione conservatrice della tradizione, in virtù dei suoi valori di freschezza e di spessore, del tutto inusuali per l’epoca. Quasi in contemporanea si apre anche un altro fronte: “L’idea di produrre un vino rosso nel territorio di Montefiascone nacque verso la fine degli anni Ottanta, quando si individuò un vecchio vigneto di Merlot situato lungo le pendici che scendono verso il lago di Bolsena”.  Seguirono varie sperimentazioni per testare la possibilità di produrre un vino importante e si impiantarono nuovi vigneti utilizzando materiale di propagazione proveniente dal vigneto originario. “Dopo aver acquisito una giusta esperienza, si decise di uscire sul mercato con l’annata 1993”.  Successivamente, visto il gradimento ottenuto da queste prime annate “le superfici vitate a Merlot sono aumentate e oggi ammontano a 35 ettari situati su suoli di origine vulcanica a 300 metri s.l.m. tra i comuni di Castiglione in Teverina e Montefiascone -nell’area a cavallo del confine tra Lazio e Umbria dove a Montecchio (TR) peraltro ha sede la cantina- permettendo così di aumentare la produzione”. La storia, il contesto culturale e produttivo del Montiano, nella parole di Riccardo Cotarella si è arricchito di diversi particolari nel corso del tempo: l’ispirazione dopo un viaggio di studio nel luglio 1988 con Robert Parker nel bordolese, le marze di merlot provenienti da un noto château, il sovrainnesto di un vigneto di trebbiano. La ricerca e la sperimentazione non è mai cessata né in campagna (nuovi cloni di merlot, da cordone speronato a guyot, gestione della chioma, ecc.) né in cantina (dalla selezione dei grappoli in vendemmia alla cernita ottica degli acini, all’ingresso delle vasche troncoconiche e poi macerazioni più corte, temperature di fermentazione meno elevate, scelta tra i migliori lotti in affinamento, ecc.). Il Montiano sinora ha subìto una progressiva evoluzione con un significativa cesura che Riccardo Cotarella, durante la presentazione delle due annate 2016 e 2017, ha voluto sintetizzare così: “Sino al 2015 abbiamo debordato e mostrato i muscoli, poi abbiamo capito che la strada doveva essere un’altra”. Certo, andando a rivedere le note di degustazione delle vecchie annate e come sono state presentate dall’azienda, è un giudizio del produttore che va rispettato (ipse dixit) ma non necessariamente condiviso perché il bello del Montiano è di essere sempre stato un merlot figlio del suo tempo e delle suggestioni che ha interpretato in questi anni.

Lazio Montiano Igp 2016
E’ un Montiano elegantissimo ed equilibrato, nato da un’annata da manuale perché ha assicurato una maturazione delle uve lenta, misurata, senza eccessi di sorta, raccolte nella prima settimana di settembre. La macerazione sulle bucce è durata 12 giorni, con numerose follature e salasso del 20%. La fermentazione malolattica si è svolta in barriques di Allier e Troncais così come l’invecchiamento. Ha colore rubino molto intenso e profumi spiccati di piccoli frutti rossi (ribes, mirtilli) con note leggerissime di legno e di vaniglia sullo sfondo; in bocca è setoso, armonico, perfettamente equilibrato nelle componenti tanniche, acide e alcoliche. Persistenza lunga con ritorno di frutta rossa sul fondo. Una piacevole goduria. Sono contento che questo vino esprima “la personalità delle Cotarella Sisters”.
94/100

Lazio Montiano Igp 2017
Non è stato facile superare l’ostacolo di un’annata come la 2017 con i suoi sbalzi estremi “In primavera si sono registrate temperature inferiori alla norma, che in questo caso hanno portato ad una riduzione della produzione. Da maggio in poi la stagione è stata molto calda con temperature che hanno raggiunto anche i 40°C. L’enologo dell’azienda Pier Paolo Chiasso, lo ha definito “Un vino più ricco ma ugualmente vibrante e rappresentativo del vitigno, del territorio e della nostra idea di Merlot”. Che il vino sia più ricco e anche molto più concentrato, non c’è dubbio. Il rubino è profondo e anche all’olfatto i profumi si fanno più spessi -più confettura di mora che mirtilli o ribes-  e anche la sensazione del legno che pur essendo tendente al dolce è allo stesso tempo più voluminosa; in bocca la speziatura è importante come la struttura ma anche in questo caso l’equilibrio è garantito. Persistenza lunga. Se si volesse fare un paragone è un Montiano “Bolgheri style” seppur con sfaccettature diverse. L’affinamento in bottiglia, smusserà.
90/100

La degustazione in modalità zoom si è svolta il 20 novembre 2020 alla presenza di Dominga Cotarella, Riccardo Cotarella e Pier Paolo Chiasso

di Andrea Gabbrielli

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Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.

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