Limine 2018 Igt Venezia Giulia Bianco – Terre di Ger / di Andrea Gabbrielli

Terre di Ger

Seppur con molta circospezione anche nel nostro Paese, i vitigni resistenti (conosciuti anche con l’acronimo Piwi dal tedesco Pilzwiderstandfähig) alle malattie fungine, hanno iniziato ad essere coltivati e vinificati, essenzialmente nel Triveneto. Si tratta, per ora, di superfici vitate molto modeste sia per una certa diffidenza nei confronti delle novità ma ancor di più per le limitazioni esistenti, in quanto, questi nuovi vitigni, non possono essere impiegati nella produzione di vini Doc/Docg.
Di fronte a fenomeni quali il riscaldamento globale e la propensione dei consumatori ad accogliere vini e prodotti che nascono in un contesto di agricoltura sostenibile, a nullo o a basso utilizzo di fitofarmaci, i vitigni resistenti grazie alla loro tolleranza ad alcune infezioni (quali la Peronospora e l’Oidio ma non, per esempio, la muffa grigia), sono un’alternativa perché non abbisognano di trattamenti, al contrario di altri vitigni.
Carlo Peratoner, agronomo di Progetto Natura, spiega con un esempio illuminante a proposito dell’annata 2019, osservando che “le frequenti piogge nel mese di maggio e le basse temperature hanno rallentato lo sviluppo delle piante con conseguenti attacchi di malattie, abbastanza importanti sui vigneti. L’andamento meteo ha reso necessario molti interventi antiparassitari: parliamo di 8-10 sui vigneti convenzionali e 10-15 sui biologici. Invece nel caso del nostro vigneto resistente, c’è stato un unico intervento contro Peronospora e Oidio”.

La casa vinicola Terre di Ger è situata in località Frattina di Pravisdomini, in provincia di Pordenone, con vigneti a cavallo del confine con il Veneto. Si tratta di una proprietà di 70 ettari allungati nelle Grave del Friuli, tra i fiumi Lemene e Livenza, condotta dal 1999 dalla famiglia Spinazzè impegnata da più di sessant’anni nella produzione di pali e accessori di alta qualità per vigneti e frutteti. La scelta aziendale di coltivare Piwi permette di ridurre notevolmente i trattamenti con i pesticidi, avere meno compattamento del suolo e coltivare nel rispetto dell’ambiente risparmiando acqua e carburante.

La genesi del vino
Nel vigneto di Villaraccolta hanno trovato posto le uve resistenti da cui si ottiene il vino Limine, composto per il 90% da Soreli (incrocio di Tocai Friulano) e 10% da Sauvignon Kretos (incrocio di Sauvignon). L’altitudine media è di 6 metri s.l.m. I suoli sono argillosi sassosi e limosi dove la presenza di fossili di antica origine marina è assai diffusa.
L’annata 2018, dopo un maggio decisamente piovoso, ha beneficiato di un’estate calda e soleggiata senza picchi di temperatura, condizione che ha permesso una maturazione delle uve lenta e graduale. Settembre si è caratterizzato per le sensibili escursioni termiche, ideali per lo sviluppo degli aromi. Le uve a bacca bianca hanno così prodotto vini freschi, con ottime acidità.
In vendemmia i grappoli sono stati selezionati, e dopo la diraspatura sono stati pigiati sofficemente. La fermentazione è avvenuta in vasche di acciaio inox e parte in barriques. L’affinamento è avvenuto sulle fecce fini, per sette mesi con frequenti batonage. Il vino che presenta una gradazione alcolica di 14% è stato imbottigliato alla fine di maggio 2019.

Limine 2018 Igt Venezia Giulia Bianco
Limine 2018 Igt Venezia Giulia Bianco Terre di Ger

Il Limine 2018 Igt Venezia Giulia Bianco ha colore paglierino dorato e delicati profumi di frutta tropicale, pesca bianca, di pera, su uno sfondo di note vegetali con una lieve foglia di pomodoro; in bocca è pieno, morbido, caldo di alcol. Nuovamente si avverte la sensazione fruttata, tropicale, armonicamente acida. Lungamente persistente, è un vino piacevole quanto scorrevole, con un’accattivante fondo sapido. Anche a distanza di giorni dall’apertura della bottiglia il vino mantiene i suoi profumi e sapori. Ideale per gli spaghetti alle vongole, pasta al ragù bianco, rigatoni con la bottarga di muggine, pesce ai ferri o in padella, coniglio e carni bianche in genere.

Terre di Ger
Strada della Meduna, 17
loc. Frattina, 33076 Pravisdomini (PN)
tel. 0434644452 tel. 0434 645561
www.terrediger.it

 

Un po’ di storia per capire i vitigni resistenti (Piwi)
Per ibrido si intende un incrocio tra specie di viti diverse, per esempio tra Vitis vinifera e Vitis labrusca oppure con Riparia, Aestivalis e così via. Nella seconda metà dell’Ottocento l’unico genere di vite coltivata nel Vecchio Continente, la Vitis vinifera, ha rischiato di scomparire a causa della fillossera e di altri patogeni. La soluzione per salvare i vigneti fu di utilizzare, come portinnesti, dei vitigni americani che avevano sviluppato resistenza al parassita.
Già dal 1890 ci furono i primi incroci tra vite selvatica americana (Vitis labrusca) e Vitis vinifera europea, tuttavia con risultati qualitativi modesti. Noah, Clinto, Bacò, Isabella, Seyve Villard e altri ancora, presentavano infatti un alto contenuto di metanolo e discutibili caratteristiche organolettiche (sapore foxy). Ciò comportò un rallentamento della ricerca ma ancora negli anni Cinquanta dello scorso secolo, in Francia esistevano bel 400.000 ettari coltivati con questi vitigni, più di 100.000 nella ex Unione Sovietica e in Romania dove ne erano stati creati altri, resistenti al freddo (Severny Saperavi, Viorica, Riton, Citron, ecc.). Negli anni Ottanta sono stati creati, a cura di vari istituti di ricerca europei, nuovi ibridi con l’intento di far prevalere le positive caratteristiche della Vitis vinifera rispetto alle altre Vitis.
Un processo naturale, assai lungo, di incroci multipli e successivi per impollinazione, mixando varietà preservando i geni della resistenza ai patogeni associandoli alla validità della vinificazione. Ibridi in cui il genoma è costituito per almeno il 90% da geni di Vitis vinifera e che non presentano più quei caratteri negativi iniziali quali l’alto contenuto di metanolo e il sapore foxy.
In Italia già nel 2009 sono state iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite le uve resistenti: Bronner, Regent, Cabernet Cortis, Cabernet Carbon, Helios, Johanniter, Prior e Solaris.
Nel 2016 il Ministero delle politiche agricole ha iscritto altri 10 nuovi vitigni ibridi sviluppati dall’Università di Udine e dall’Istituto di genomica applicata di Udine, in sinergia con i Vivai Cooperativi Rauscedo. Si tratta di 5 uve a bacca bianca e 5 a bacca rossa così denominati: Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos, Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos, Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius.

Piwi L’associazione PIWI
A seguito delle autorizzazioni a coltivare queste tipologie di viti in vari paesi europei, nel 1999 ad Einsiedeln (Svizzera) si costituì l’associazione “PIWI International” con lo scopo di raggruppare le cantine produttrici di vini ottenuti da vitigni resistenti e promuovere lo scambio di informazioni tra esse. Sono circa 400 i produttori iscritti e circa 2000 i soci simpatizzanti tra enologi, vivaisti e tecnici del settore. Estesa negli anni in tutto il Mondo, oggi la PIWI è presente in 17 Stati tra Europa e Nord America, con massiccia presenza nei Paesi Alpini.
In Italia, attualmente, solo in alcune regioni, soprattutto nel Nord-Est, è possibile coltivare queste nuove varietà. La prima autorizzazione di impianto dei “vitigni resistenti” è avvenuta nella provincia di Bolzano, grazie alle sperimentazioni degli Istituti di San Michele all’Adige, Laimburg e Fondazione Mach e quindi alla costituzione della prima PIWI regionale italiana dell’Alto Adige nel 2003. A seguire nel 2010 con i primi vigneti piantati lungo la Val d’Adige a partire da Egna e scendendo fino a Trento venne costituita la PIWI Trentino, unificata poi in PIWI Trentino Alto Adige. Nel 2015 la Regione Veneto definì le varietà resistenti Iper-biologiche e grazie all’intervento di Veneto Agricoltura e della Scuola Enologica di Conegliano, si è proceduto all’autorizzazione di tutte le 20 le varietà iscritte al Ministero delle Politiche Agricole. Nello stesso anno a Mel (Belluno) si costituì la PIWI Veneto. Nell’anno successivo (2016) a seguito delle autorizzazioni di impianto è stata costituita la PIWI Lombardia. Nel 2019 in Abruzzo sono state autorizzate cinque varietà (Dorona b., Soreli b., Sauvignon Kretos b., Cabernet Volos n. e Merlot Kanthus n.).

 

Andrea Gabbrielli, romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Nel 1990 ha vinto il Premio Internazionale Barbi Colombini, nel 2012 il Premio giornalistico Terre del Nero di Troia, nel 2014 il Premio giornalistico Rieti Cuore Piccante, nel 2018 l’Etna Wine Award e il Premio Internazionale Casato Prime Donne, sezione Io e Montalcino. E’ giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini. Collabora con le più importanti testate enogastronomiche – tra cui il Gambero Rosso e il
settimanale Tre Bicchieri – per cui svolge servizi in Italia e all’estero. Tra le sue pubblicazioni: Pierluigi Talenti – L’altro Brunello (Veronelli editore); Gianni Masciarelli – Un vignaiolo a modo suo (Veronellieditore); Il Vino e il Mare-Guida alla vite difficile delle piccole isole (2011 – Iacobelli Editore).

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Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.

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