La vendemmia 2021 del Barolo/di Andrea Gabbrielli

Ancora una settimana o poco più e tutte le uve nebbiolo da Barolo saranno al sicuro in cantina. Le aziende dell’associazione Deditus (Azelia, Cordero di Montezemolo, Luciano Sandrone, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Poderi Gianni Gagliardo, Poderi Luigi Einaudi, Prunotto, Vietti) hanno raccontato la vendemmia 2021 durante un incontro Zoom con la stampa. Tre parole possono riassumere l’annata: equilibrio, complessità, longevità.

Vendemmia di Nebbiolo

Lo sfondo generale è stato di un inverno nevoso nella prima parte, ma tutto sommato mite. Ad aprile è tornato il freddo ma senza provocare particolari danni. L’estate, abbastanza calda e poco piovosa, insieme alle forti escursioni termiche notturne, ha poi favorito una maturazione ottimale delle uve nebbiolo.

I produttori partecipanti alla conferenza, moderati dal giornalista di La Stampa, Roberto Fiori, hanno condiviso con i giornalisti partecipanti gli aspetti climatici e tecnici e le prime previsioni sulla vinificazione e l’invecchiamento del vino.

Cesare Benvenuto (Pio Cesare) che ha aperto l’incontro ricordando che quest’anno è stata la prima vendemmia senza Pio Boffa, scomparso lo scorso aprile, ha messo in evidenza che “nonostante la siccità e le temperature elevate, la forte escursione termica notturna ha ampiamente giovato assicurando mosti ricchi di zucchero e di acidità”. Luca Sandrone (Luciano Sandrone) ha fatto notare che “a Barolo il clima è stato molto siccitoso, anche rispetto a Barbaresco e al Roero che invece hanno goduto di un po’ più di pioggia”. Mentre Elena Cordero (Cordero di Montezemolo) ha parlato di “un’annata sicuramente non facile, caratterizzata da grandi estremi da un punto di vista climatico”. Gianluca Torrengo (enologo dell’azienda Prunotto) è entrato nel dettaglio dicendo che “è stata sicuramente un’annata emozionante, perché è successo un po’ di tutto, con fasi variabili e spesso imprevedibili, alle quali però dovremo adattarci però la vera emozione è stata la bellezza delle uve, di Nebbiolo e non solo, giunte in cantina sane, concentrate e con una grande personalità”.
“Da un lato dunque” sintetizza Stefano Gagliardo (Poderi Gianni Gagliardo) “la siccità non ha creato problemi” ma non è un’annata che verrà ricordata per la sua abbondanza: “i grappoli hanno meno acini e un po’ più piccoli, ma proprio per questo sono ricchi e concentrati”. Aggiunge Lorenzo Scavino (Azelia) “come dice mio padre, per fare un grande vino le viti devono soffrire”. “Si può quindi dire che al Nebbiolo fa sicuramente meglio la siccità che la pioggia!” ironizza, ma non troppo, Matteo Sardagna (Poderi Luigi Einaudi) “perché le uve sono eccezionalmente belle, per nulla appassite e la vendemmia, sicuramente anticipata rispetto ai tempi passati, durerà però per molti, e sicuramente per noi, ancora fino alla terza settimana di Ottobre”.

Un tema sicuramente rilevante emerso dal dibattito è quello del ruolo del produttore all’interno di questo quadro di cambiamento climatico. “L’obiettivo dell’agricoltore” fa notare Cesare Benvenuto, “è sempre quello di aiutare la pianta a poter gestire al meglio i momenti di stress, non solo nella stagione estiva, ma tutto l’anno”.

In questi anni, con i generali cambiamenti del clima, “l’attenzione del viticoltore è cambiata a sua volta” spiega Stefano Chiarlo (Michele Chiarlo) e abbiamo sviluppato delle strategie per adattarci e mantenere la freschezza, l’acidità, l’eleganza: lavorare molto in autunno e toccare le uve e le foglie il più tardi possibile”. E altri produttori seguono lo stesso metodo, come conferma Cesare Benvenuto: “facciamo sempre una grande attenzione nella gestione della vegetazione, in modo da mantenere sempre i grappoli coperti e protetti dalle esposizioni più dannose e concentriamo un grande lavoro in autunno, per mettere le viti nelle condizioni di affrontare qualsiasi annata si trovino davanti.

“La nostra sfida” prosegue Stefano Chiarlo “è quella di riuscire a controllare e gestire questi cambiamenti climatici, una capacità che abbiamo sviluppato ormai da quasi vent’anni di esperienza a queste condizioni ambientali, che oggi ci permette di contare su uno storico utile”. Si tratta di un vero gioco d’equilibrio e di sensibilità per “essere sempre più attenti alle esigenze e sempre più pronti ad affrontare ogni situazione” conclude Gianluca Torrengo. E i risultati si vedono, con una qualità che negli ultimi 10-20 anni è in genere migliorata.

“La nostra è un’iniziativa nata lo scorso anno” spiega il promotore Gianni Gagliardo, Presidente di Deditus, l’associazione che raccoglie l’esperienza e l’incondizionata dedizione al Barolo di famiglie storiche produttrici della denominazione, “per condividere, tra noi produttori e con i giornalisti, una prima idea di come è andata la vendemmia e l’annata più in genere, anche se i lavori sono ancora in corso”.  L’idea è buona perché è un confronto utile. Grazie agli organizzatori.

di Andrea Gabbrielli

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Romano, giornalista e scrittore, dal 1989 è stato caporedattore della guida Vini d’Italia e dal 1992 caposervizio del mensile Gambero Rosso. Dal 1996 è libero professionista. Vincitore di vari premi giornalistici nazionali e internazionali, autore di libri e trasmissioni televisive, è giurato nei concorsi internazionali Mondial de Bruxelles e Mundus Vini.

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