Vita nuova per vecchi autoctoni / di Monica Coluccia

Vinotype Tastings #1

Tre vini bianchi ottenuti da vitigni autoctoni che un tempo erano utilizzati come spalla di altri vitigni in blend o destinati alle vinificazioni per ottenere “il vino di casa”, che invece oggi vivono un percorso nuovo se vinificati in purezza.

La Coda di Volpe in Campania, il Pecorino nelle Marche e in Abruzzo e il Trebbiano Spoletino in Umbria sono testimoni di un ritorno sempre più convinto sulle tradizioni del vino di territorio, soprattutto da parte dei piccoli vignaioli ma anche di grandi aziende che attingono per le loro produzioni da tanti piccoli conferitori.
La Coda di Volpe un tempo era principalmente utilizzata in blend con vitigni più “famosi” come il Fiano di Avellino o il Greco di Tufo in Irpinia.
Il Trebbiano Spoletino in Umbria occupa tuttora pochissimi ettari ed è un vitigno che prima veniva destinato alle vinificazioni casalinghe.
Il Pecorino è un vitigno che negli ultimi venti anni è stato al centro del rilancio della viticoltura bianchista delle Marche (regno del Verdicchio) e dell’Abruzzo (storicamente legato al Trebbiano) offrendo una alternativa di gusto nuovo sul mercato nazionale e internazionale. In precedenza era “nascosto” come spalla del Trebbiano in piccole ma storiche denominazioni locali (ad esempio Falerio dei Colli Ascolani, doc istituita nel 1975), oggi invece è il principale protagonista di Doc e Docg di più recente istituzione (si pensi che l’Offida, dedicato alle tipologie Pecorino, Passerina e Montepulciano, è Docg dal 2011).

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Cantine dell’Angelo – Irpinia Doc Coda di Volpe Del Nonno 2018 | Campania
Di questo vino ho avuto la fortuna di vedere la vigna prima ancora che ne uscisse fuori uno. Il noto fuoristrada sgangherato di Angelo Muto ha battuto i sentieri, tra vigne e boscaglia, in saliscendi a Tufo, fin sopra località San Marco: una microzona alta in quota che lambisce i primi boschi di querce, confinante con quello che gli aficionados (e anche affermati nomi del vino che hanno tanto investito qui) sanno essere un grand cru per il Greco di Tufo: la parte alta della frazione Santa Lucia. Era l’estate del 2017: siccità e terra spaccata ovunque tra i filari, qui invece le uniche vigne “fresche” che riuscii a vedere nel mio giro, con addirittura alcuni fazzoletti di canneto. La sensazione che mi rimase addosso fu quella di un progetto di cuore: l’eredità del nonno, qualche vecchio ceppo di coda di volpe riportato a nuova vita con un reimpianto nel 2014, la consueta riservatezza di Angelo e la speranza che ne venisse fuori qualcosa di buono, “per il territorio, per le figlie”. Ne è venuto fuori qualcosa di più che buono. Un vino che si porta dietro il timbro di genuinità che chi ama i vini di Angelo sa ben riconoscere, la sponda cerealicola, di paglia, di fiori di camomilla, di salgemma. La distinzione arriva, con l’ossigenazione, grazie ad una infilata di guizzi verdi: menta, salvia, bergamotto, nespola acerba, fiori di lavanda. E anche il sorso è proprio bello: fluido e continuo, oserei dire aggraziato anche per via di un grado alcolico contenuto a 12 e un contributo salino levigatissimo. Solo 2.500 bottiglie in questa prima annata: se solo l’avessi bevuto prima, avrei consigliato di confezionarlo in damigiane.

 

Dianetti – Offida Docg Pecorino Luciano Campo Vallerosa 2018 | Marche
I vini dedicati mi fanno sempre un po’ tenerezza. Qui Luciano era il padre di Emanuele Dianetti. Per affrancarsi dalla mezzadria Luciano acquistò nel 1987 il suo “campo” in contrada Vallerosa, a Carassai in Val Menocchia, in provincia di Ascoli Piceno. Questo vino -solo 833 bottiglie- arriva da una selezOffida Docg Pecorino Luciano Campo Vallerosa 2018ione nella parte più vecchia della vigna, a dimora su una parte di terreno più sabbiosa e calcarea. Solo 12,5% in alcol per un vino dal naso accogliente e sinuoso, largamente fruttato in prima battuta, con quella dolcezza di frutta fresca, gialla e succosa, quasi in gelatina, e ancora zucchero a velo, caramelle gommose al limone, buccia d’arancia e salvia. Bocca golosa ancor più che al naso, soffice e senza spigoli, ridondante di frutto sino in persistenza, non lunghissima ma nitida e rispondente nei ritorni dolci e accomodanti. Un abbraccio goloso ottenuto con una raccolta manuale nelle primissime ore del mattino del 3 settembre del 2018; pressatura soffice, fermentazione lunga due mesi a temperatura ambiente in tonneau nuovo; travaso in acciaio con le proprie fecce dove ha riposato per nove mesi prima dell’imbottigliamento e poi altri nove mesi in vetro.

 

Cantina Ninni – Spoleto Doc Trebbiano Spoletino Poggio del Vescovo 2018 | Umbria
Un vino da vitigno ancora pochissimo coltivato, o forse ancora volutamente poco coltivato. Il recupero del Trebbiano Spoletino può considerarsi un fatto “moderno”, anche se nelle zone d’elezione è un fatto “di famiglia”, da decenni coltivato per uso privato. I primi imbSpoleto Doc Trebbiano Spoletino 2018 Cantina Ninniottigliamenti di qualità risalgono a poco più di una dozzina di anni fa. Un niente per la storia enologica di un territorio. Questo di Gianluca Piernera mostra un profilo che sa di famiglia, con un abbraccio dorato composto da profumi di grano, girasoli, mela limoncella e pompelmo e un sorso rassicurante e docile, con in equilibrio l’apporto glicerico e la trama acido-salina. Un fiato agrumato ed estivo sigla la sua spontanea semplicità. Lavorazione in solo acciaio di uve fatte fermentare con lieviti autoctoni; nessuna chiarifica né filtrazione del prodotto finale; solfiti aggiunti sotto i 60 gr/l. Nella categoria: scoperte e sorprese. Abbinamento: aperitivo con le amiche via chat in quarantena.

 

 

Monica Coluccia, romana d’adozione, sommelier dal 2004, ha collaborato per circa dieci anni alla realizzazione degli eventi del vino nella Capitale e alla redazione di riviste e guide di settore (Duemilavini, Bibenda, Vitae, L’Espresso). Dal 2014 presta l’esperienza acquisita alla comunicazione del vino in contesti professionali con seminari di degustazione in tutta Italia. Oltre ad una profonda conoscenza sui territori vitivinicoli italiani e francesi in generale, si è dedicata all’approfondimento dei vini di Campania, Basilicata, Marche e Romagna. Lo Champagne ha fatto breccia nel suo percorso professionale con i panel di degustazione per la guida Le Migliori 99 Maison di Champagne e con i seminari tematici che cura e conduce in Italia.

 

 

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E' sommelier dal 2004. E' stata nelle redazioni di riviste e guide di settore di diffusione nazionale (Duemilavini, Bibenda, AIS-Vitae, L’Espresso, Le Migliori 99 Maison di Champagne). Organizza seminari di degustazione in tutta Italia grazie alla sua profonda conoscenza dei territori vitivinicoli italiani e internazionali. Scrive per gli appassionati del vino su vinotype.it e per la Guida Bollicine del Mondo di Identità Golose.

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