La guida I Luoghi del Cesanese compie 5 anni e conferma l’importanza di guardare al territorio del Lazio nella sua totalità, andando a scovare piccoli produttori, giovani agli inizi, viticoltori che decidono di passare alla bottiglia.
L’interesse verso chi lavora, agisce e vive su queste terre senza eccezioni, senza selezioni, in maniera inclusiva grazie a una costante attività di ricognizione permette di restituire una panoramica d’insieme, seguire l’evoluzione del territorio e dei produttori attraverso le annate e denota la forza dinamica di quest’area. Tanto più in un momento in cui il Cesanese mostra il suo lato migliore esercitando una forza attrattiva anche fuori dalle zone più vocate.
È stato ormai unanimemente riconosciuto come il vitigno rosso storico più rappresentativo della Regione Lazio. Vitigno che oltretutto come sottolinea Piero Riccardi nel suo interessante L’enigma Cesanese (Iacobelli editore, 2023) è unico e non ha parentele genetiche. Se da un lato sono buone notizie, dall’altro tutto questo genera un interesse verso il vitigno che inizia a diffondersi con buoni risultati negli immediati dintorni dei territori a denominazione.
Torna impellente dunque, domandarsi se non sia giunto il momento di offrire una maggiore tutela a quei territori che hanno fatto da culla al Cesanese, e che il Cesanese ha modellato con la sua presenza in una relazione di reciprocità che ha portato alla definizione di un terroir specifico e peculiare. Ricordiamo qui ancora una volta che cosa si intende con Terroir: uno spazio geografico delimitato, nel quale una comunità umana costruisce nel corso della sua storia un sapere comune per la produzione, fondato su un sistema di interazioni tra un luogo fisico e biologico e un insieme di fattori umani.
Superare sterili divisioni amministrative proponendo una sola Denominazione, ascrivendo le divisioni di oggi alle sottozone, porterebbe dei vantaggi importanti. Primo fra tutti una comunicazione più immediata e coerente a beneficio sia del consumatore che dei produttori.
Il livello di qualità raggiunto è alto e condiviso, frutto di una consapevolezza enoica diffusa e di una conoscenza più profonda del territorio e dei suoli a cui si è aggiunta la partecipazione di studi ed esperienze. Un risultato raggiunto grazie ai vignaioli storici, pionieri della bottiglia; ai piccoli produttori che non si sono fermati al mantenimento affettivo delle tradizioni familiari, ma hanno accumulato nuove conoscenze; alle intuizioni felici di qualche giovane vignaiolo che ha cercato la via di una fluida eleganza e a tutto il movimento della Nouvelle Vague enoica in cui sono comprese tutte quelle istanze innovative che in vario modo si pongono di fronte al vino e alla viticoltura in maniera differente rispetto alla convenzione.
I nostri acini sono uno specchio delle annate e della crescita dei produttori.
a cura di Carlo Zucchetti, Pasquale Pace, Extrawine
Editore www.carlozucchetti.it
pp. 216
2024
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